Odi (Anacreonte)/Ode LXI

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Ode LXI

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Anacreonte - Odi (Antichità)
Traduzione dal greco di Francesco Saverio de' Rogati (1824)
Ode LXI
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SOPRA L’ORO.


ODE LXI.


Quando fugge infedele incostante
     Da me l’oro con rapide piante
     3Più veloce del vento leggier,
A seguirlo non mai mi affatico:
     Chi è quel folle, che segua un nemico,
     6Un tiranno che ha tanto poter?

Lungi appena dall’oro fugace,
     I pensieri che turban la pace
     9Io consegno de’ venti al furor:
Ed al collo sospesa la lira,
     A colei che a sua voglia m’aggira
     12Io ripeto canzoni d’amor.

Pur talora che il cor gli dà bando,
     Egli riede, m’alletta, guidando
     15L’ebrietà spensierata con se:
E pretende che facile il core,
     Sconsigliato secondi l’errore,
     18E allontani quel plettro da me.

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O infedele malvagio metallo,
     Per le vie dell’inganno e del fallo
     21Ti lusinghi di spingermi invan.
Più di te la mia cetra m’è grata,
     Che risponde d’amore ostinata
     24Dolci versi alla tremola man.

Tu rendesti con frode maligna
     E incostante il figliuol di Ciprigna,
     27E la cetra venale e servil.
Disturbasti le cene ridenti,
     Profanasti que’ baci innocenti,
     30Dono amico d’un labbro gentil.

Vanne indegno, il mio cuor non ti cura,
     Va di Tracia fra gente spergiura
     33Col tuo lume la pace a turbar.
Speri invan ch’io la cetra abbandoni,
     Speri invan con lusinghe e con doni
     36Dal mio tetto le Muse scacciar.

Porta altrove l’incanto potente,
     Che seduce la misera gente,
     39Oro infame, tiranno d’un cor.
Senza te son contento e beato;
     Nè mai chiedo altro dono dal Fato,
     42Che la gloria, la cetra, e l’amor.