Orgoglio e pregiudizio (1945)/Capitolo sessantunesimo

Da Wikisource.
Capitolo sessantunesimo

../Capitolo sessantesimo IncludiIntestazione 23 novembre 2016 75% Da definire

Jane Austen - Orgoglio e pregiudizio (1813)
Traduzione dall'inglese di Itala Castellini, Natalia Rosi (1945)
Capitolo sessantunesimo
Capitolo sessantesimo

Beato, per i sentimenti materni di Mrs. Bennet, fu il giorno in cui essa si privò delle più care fra le sue figlie. Si può facilmente immaginare con quanto orgoglio da allora in poi si recasse a trovare Mrs. Bingley o parlasse di Mrs. Darcy. Vorrei poter dire, per amore della sua famiglia, che il compimento del suo massimo desiderio, quello di vedere sistemate tante delle sue figlie, avesse conseguito il felice effetto di renderla una donna ragionevole, simpatica e colta per il resto della sua vita, ma forse fu una fortuna per suo marito che ella continuasse a essere sovente nervosa e sempre sciocca, perché egli ormai non avrebbe più saputo apprezzare una così insolita forma di domestica felicità.

Mr. Bennet sentì moltissimo la mancanza della sua seconda figlia. Il suo affetto per lei riuscì a fargli lasciare la casa più spesso di quanto non avesse mai fatto per nessun’altra ragione. Era felice di arrivare a Pemberley, soprattutto quando era meno aspettato.

Mr. Bingley e Jane rimasero a Netherfield per un anno soltanto. La vicinanza alla madre di lei e ai suoi parenti di Meryton non era sopportabile neppure per un carattere bonario e semplice come quello di Bingley o per un cuore affettuoso come quello di Jane. Il più caro desiderio delle sue sorelle fu così appagato: egli comprò una tenuta nella contea confinante col Derbyshire, e Jane ed Elizabeth poterono aggiungere a tutte le altre ragioni di felicità quella di essere soltanto a trenta miglia di distanza l’una dall’altra.

Kitty, con suo grande vantaggio, passava la maggior parte del tempo con le due sorelle maggiori. In una compagnia così superiore a quella fino allora frequentata, migliorò moltissimo. Non aveva il carattere sfrenato di Lydia e, lontana dalla sua influenza e ben guidata, divenne meno irritabile, meno ignorante e meno scioccherella. Fu tenuta con ogni cura lontano dalla compagnia di Lydia, e benché questa la invitasse spesso a recarsi da lei promettendole balli e corteggiatori, suo padre non acconsentì mai a lasciarla andare.

Mary era ormai l’unica figlia rimasta in casa, e dovendo far compagnia a Mrs. Bennet, incapace di star sola, fu distolta dalla sua mania di istruirsi. Fu così obbligata a frequentare di più la gente, anche se si abbandonava lo stesso a fare della morale su ogni cosa che le capitava a tiro. E siccome non era più mortificata dal confronto con la bellezza delle sorelle, sembrò accettare il nuovo modo di vivere senza troppa riluttanza.

Quanto a Wickham e a Lydia, i loro caratteri non si modificarono certo con il matrimonio delle due sorelle. Egli sopportò con filosofia la convinzione che Elizabeth sarebbe stata ora edotta di tutta la sua ingratitudine e di tutte le sue menzogne ancora ignorate; e nonostante tutto, non desistette dal confidare che Darcy lo avrebbe ancora aiutato a far fortuna. La lettera di congratulazioni che Elizabeth ricevette le fece capire che almeno Lydia accarezzava ancora questa speranza. La lettera infatti diceva:

Cara Lizzy,

mi congratulo con te. Se vuoi bene a Mr. Darcy anche solo la metà di quanto ne voglio al mio caro Wickham, devi essere ben felice. È un grande conforto saperti così ricca, e spero che se non avrai altro da fare, penserai a noi. Sono sicura che a Wickham piacerebbe molto un posto a Corte; non credo che i nostri mezzi ci bastino senza qualche aiuto. Qualunque posto andrebbe bene, purché rendesse tre o quattrocento sterline all’anno, però non parlarne con Darcy se non credi sia il caso.

Tua ecc.

Siccome Elizabeth non credette proprio che fosse il caso di farlo, cercò nella sua risposta di troncare ogni speranza a richieste del genere. Tuttavia, con le sue economie, aiutò sua sorella più spesso che poté. Era sempre stata persuasa che le loro entrate, soprattutto per la gente così stravagante nei propri bisogni e così spensierata circa l’avvenire, non sarebbero mai potute bastare, e tutte le volte che i due cambiavano di residenza, tanto lei che Jane sapevano che si sarebbero rivolti a loro per essere aiutati a pagare qualche debito. Il loro modo di vivere, anche quando la pace li rimandò a casa, era sempre assai precario. Vagavano continuamente da un posto all’altro, in cerca di una residenza più a buon mercato, spendendo sempre più di quello che avrebbero dovuto. L’affetto di lui si mutò presto in indifferenza; quello di lei durò un po’ più a lungo, e, nonostante la sua gioventù e il suo contegno, conservò tutto il diritto alla buona reputazione che il matrimonio le aveva dato.

Benché Darcy non volesse mai ricevere Wickham a Pemberley, per amore di Elizabeth lo aiutò ancora nella sua carriera. Lydia fu loro ospite qualche volta, quando il marito andava a divertirsi a Londra o a Bath; e dai Bingley si fermavano tutti e due così a lungo e così di frequente che perfino il buon carattere di Bingley era messo a dura prova, tanto che arrivò al punto di dire che avrebbe fatto loro capire di andarsene.

Miss Bingley rimase molto male per il matrimonio di Mr. Darcy, ma ritenendo opportuno conservare il diritto di essere ospite a Pemberley, nascose il suo risentimento, si mostrò sempre più entusiasta di Georgiana, rimase ugualmente devota a Darcy come per il passato, e saldò tutti gli arretrati di cortesia che doveva a Elizabeth.

Pemberley divenne la dimora anche di Georgiana, e l’affetto delle due cognate fu proprio quale Darcy l’aveva sperato. Si volevano bene come si erano proposto di volersene. Georgiana teneva in gran conto Elizabeth, anche se da principio aveva giudicato con uno stupore che rasentava lo spavento la sua vivace, disinvolta maniera di parlare col marito. Vedeva suo fratello, da lei trattato con un rispetto che superava quasi l’affetto, preso in giro con affettuosa allegria. Imparava, dall’esempio di Elizabeth, quello che non avrebbe mai creduto prima, e cioè che una donna può prendersi col marito delle libertà che un fratello non può permettere a una sorella più giovane di lui di ben dieci anni.

Lady Catherine fu indignatissima per il matrimonio del nipote, e siccome nel rispondere alla lettera che glielo annunciava, si era abbandonata a tutta la naturale franchezza del suo carattere in termini molto scortesi specialmente verso Elizabeth, ogni rapporto tra loro fu rotto per qualche tempo. Ma infine, cedendo alle insistenze di Elizabeth, Darcy cercò una riconciliazione, e dopo un po’ di resistenza da parte della zia, la collera di questa si placò, e sia per affetto verso il nipote, sia per la curiosità di vedere come si comportava la moglie, ella acconsentì ad andarli a trovare a Pemberley nonostante la profanazione che i vecchi boschi avevano subito, non soltanto per la presenza di una simile padrona, ma anche per le visite dei suoi zii commercianti.

Con i Gardiner i rapporti furono sempre più affettuosi e cordiali: Darcy, come Elizabeth, aveva per loro un sincero attaccamento, e tutti e due conservarono la più calda gratitudine verso coloro che, avendola condotta nel Derbyshire, avevano contribuito alla loro unione.