Osservazioni, progetti, e consigli risguardanti l'agricoltura nel Trentino ora Tirolo italiano/IX

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Degli esperimenti male riusciti

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DEGLI ESPERIMENTI


MALE RIUSCITI





Diceva qui sopra che ne’ tempi andati qualche Signore ordinava che fossero fatti lavori nelle sue campagne, e poi, o perchè si eseguivano male, o perchè anche bene compiuti si trascuravano, e l’utile era piccolo o nullo, dicevasi che al ricco non torna a conto lavorar le sue terre. Il Signore si lagnava di avere gettato il denaro, ognun vedeva essere ciò vero pur troppo, e a pochi era manifesto che la causa della non riuscita era l’aver male eseguita l’opera, o l’averla poscia abbandonata senza curarsene più oltre.

Così avviene assai volte degli esperimenti che or da Pietro ora da Paolo si fanno intorno la coltura di qualche pianta, o la maniera di coltivarla. Si fa lo esperimento o fuor di tempo, o in terra e posizione non opportune, o in modo non conveniente. Per ciò la prova riesce a male; e senza porre attenzione a queste cause, altre se ne inventano che fanno deporre ogni speranza.

[p. 36 modifica]Io, ammaestrato da colui che disse: sforzare la natura del paese è stoltezza: non loderò mai chi vuole introdurre piante che crescono e prosperano solo in clima assai diverso dal nostro. La coltura di tali piante costa molto, e può dare utile piccolo, e non mai tale che paghi la spesa. Lodevole trovo all’incontro la pratica di quelli che fanno prove coltivando piante d’altra spezie, ma del genere medesimo di quelle che nel proprio paese danno frutto, od immitando la maniera di coltivazione usata altrove con vantaggio intorno alla medesima sorte di piante. Così dite degli animali, delle macchine ec. ec.

Ma chi vuol fare esperienze dee prima aver bene osservato, e calcolato intorno alla possibilità della riuscita, e dell’utile: ei debbe, essendo persuaso della utilità, essere perseverante, e usare tutte le attenzioni e cure necessarie; e soprattutto bisogna che animi altri a fare la medesima prova, acciocchè si possa presto vedere se i tentativi riescano a bene, o ne risulti il non torna a conto. Un esperimento fatto da molti, e in più luoghi, se riesce felicemente persuade tosto molti altri ad imitare, e se ne ha pronto e generale vantaggio; se non ha buon esito, fa deporre con ragione le speranze, e risparmia spese e fatiche inutili.

[p. 37 modifica]Deesi poi avere l’avvertenza di fare le prime prove sempre in piccolo. Se male riescono, leggero è il danno che se ne risente: e l’avere così provato merita sempre lode. Chi fa prove in grande, quand’esse non corrispondano all’aspettazione, è deriso da ognuno, e soffre danno gravissimo. Prego i miei Concittadini a ben riflettere sopra queste verità. Io vorrei vedere dappertutto e in tutti molta operosità, ma spiacerebbemi che qualcuno avesse a pentirsi di essere stato troppo credulo, o troppo azzardoso.