Osservazioni, progetti, e consigli risguardanti l'agricoltura nel Trentino ora Tirolo italiano/VI

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De’ tratti di terreno conservati ad uso di pascolo pel bestiame

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DE' TRATTI

DI TERRENO

CONSERVATI AD USO DI PASCOLO

PEL BESTIAME.




Era nella Naunia, pertenente ai Comuni di Cles, Tassullo, e Tueno, un assai vasto tratto di terreno che da molti secoli serviva a mandarvi a pascolare le bestie.

Una parte delle popolazioni propose di dividere tra i Comuni, ed indi tra i Vicini, ossia capi di famiglia di ciascun Comune, il detto pascolo, e di ridurlo a campi e prati coltivandolo. Un’altra minore parte, alla testa della quale stavano i possessori di molti fondi, si oppose ostinatamente alla divisione dicendo, che per la mancanza del pascolo scemerebbe grandemente il numero delle bestie, ed oltre a questo danno per se grave ne risulterebbe un altro maggiore, quello cioè di non poter ingrassare e lavorare nè i nuovi campi, nè quelli che già da lungo tempo si coltivavano.

[p. 27 modifica] Si disputò lungamente; si scrissero pasquinate, e si passò dall’una parte alle minacce, e dall’altra ai tumulti. Finalmente la vinse il partito che domandava divisione, e il vasto spazio (sul principiare di questo secolo) si è suddiviso in molti pezzi toccati in sorte ai Vicini, con obbligo ad ognuno di pagare una tangente per l’estinzione del debito comunale.

Che ne avvenne? Primi fra tutti i poveri dissodarono con ardore le loro Sorti (così nominiamo le porzioni che la sorte ad ognuno assegnò) e il frutto che ne ritrassero abbondante in Segale, Orzo, Legumi, Patate, Cappucci ec. invogliò gli altri a dissodare. Al presente vedete quel grande tratto di terreno convertito in alcuni prati, e in molti campi lavorati con diligenza. Il fieno, le paglie, le canne del mais, e gli altri strami, danno abbondante foraggio al bestiame bovino, il cui numero si accrebbe d’un terzo e più. Delle patate migliori che que’ campi danno, si ciba per più mesi la gente; e quelle d’inferiore qualità sono consumate da un grande numero di porci. Il grano che se ne ricava, misurato a staja trentine, ascende a più migliaja. Le terre già prima coltivate, invece di esser lasciate, come temevasi, in abbandono, si coltivano con maggiore diligenza. I contadini pagano ai proprietari, che affittano loro i fondi, un [p. 28 modifica]quinto, un quarto più che in passato; e il prezzo delle campagne si aumentò del terzo e della metà.

Ho esposto questi fatti verissimi, che sono confermati quanto al risultato da altri simili non pochi, ad ammaestramento di coloro che ancora credono essere dannoso convertire i pascoli in campagna. Io credo che sia utile fin là dove poca è la popolazione. Tale pochezza dipende, ne’ luoghi sani, dalla infingardaggine degli abitanti, e questa dal piccol numero de’ possessori di fondi. Costoro, poiché trovansi nell’agiatezza, vogliono godere, e sono per ciò, d’ordinario, alieni dal prendersi fastidii, e dalle spese che non procurano loro quello che dicesi divertimento. Il povero che lavora per essi, e che colla mercede che ne ha non può vantaggiarsi, lavora con svogliatezza, e rimane povero, e la povertà obbliga molti a restar celibi. Fate che i poveri possano lavorare per se, e con ciò vantaggiarsi, e li vedrete pieni d’energia e laboriosi; da che avverrà poi che avendo i mezzi di sostentarsi cresceranno le famiglie, e durando la voglia di lavorare, tutto si coltiverà con diligenza. La quale voglia durerà nei più, perché è impossibile che tutti si facciano ricchi.