Osservazioni di Giovanni Lovrich/De' Costumi de' Morlacchi/§. 27. Funerali

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§. 27. Funerali

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De' Costumi de' Morlacchi - §. 26. Medicina Vita di Soçivizca
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§. XXVII.

Funerali.

T
Osto che cessa di vivere l’ammalato, viene pianto ad alta voce da tutta la famiglia, con cui si accordano alcuni degli astanti, se vi sono, che piangono per accompagnar il punto. Ordinariamente il morto è solito pernottare in casa, ed i parenti, i vicini, e gli amici vanno a fargli compagnia, acciò non si avesse a male, se venisse abbandonato solo. In tal’incontri dev’esservi sempre uno, che sappia leggere qualche libro che non mal somiglia al Prato Fiorito, molto oppone ad [p. 218 modifica]accrescere le superstizioni, anzichè annientarle. Ma perchè la brigata stia più attenta coll’orecchio al Leggitore, e non si lasci sopire dal sonno, si beve della Rakia, e fra la lettura, e i brindisi si arriva al nuovo giorno. Intanto cominciano le visite di doglianza, e ad ogni visita si rinovano i piagnistei, e le grida delle Donne del parentado. Queste, unite alle volte ad altre conoscenti, e non già alle Prefiche1, nè alle giovani desiderose di avvanzarsi nelle belle arti della Nazione, come mal asserisce il Fortis, cantano in versi ottosillabi, ed in tuono assai lugubre l’elogio del morto, che s’è molto lontano dalla Chiesa è portato per due, o tre miglia in circa, ed in poca distanza dalla Chiesa i Sacerdoti gli vanno incontro a prenderlo.2 Il canto di questi, ed il piagnisteo delle parenti del morto, che non mal si accordano, sono atti a piombar in una profondissima malinconia le anime più ilari, ma per lo più finiscono i piagnistei, quando cominciano i canti. I morti sono tutti involti in tela bianca, o [p. 219 modifica]quel ch’è più comune in abiti da Frati Zoccolanti. Per questa ragione un giorno ebbe a dirmi un Italiano, vedendo dalle Ville portar i Morlacchi a seppellire a Sign. „Diamine! È possibile, che qui non muojano altri, che Frati, e Monache“ Avendo io chiesto ad un Morlacco la ragione, per cui vestonsi i morti in abiti da Frati, mi disse, che nella Valle di Giosafat tutti devono comparire con quegli abiti, con cui vengono sepolti, e che perciò essi scielgono i più sacri. Questa opinione non è propria di tutti i Morlacchi, e sembra dovess’essere di que’ pochi, che sanno leggere, la maggior parte de’ quali se ne ride, in vece di approvarla. Terminate le sacre funzioni, al momento di seppellire il morto si rinovano i pianti, e gli urli de’ parenti dello stesso, cui le Donne danno comissioni di salutar tutti i parenti, ed amici dell’altro Mondo. Dopo ciò tutta la comitiva si porta alla casa, da dove fu levato il morto, ed ivi si prende il solito cioccolatte di Rakia. Alla sera tutti i conoscenti ben forniti di provigioni da mangiare, e bere, se ne tornano alla casa del morto, ed in sua commemorazione si fa uno strabocchevole banchetto lugubre, da dove non mancan partir ubbriachi molti di quelli, che intervennero sinceri. Si è usato qualche volta da qualcuno de’ più briachi della compagnia a far il brindisi „alla salute del morto“, se pur questo può aver salute, eccettuata la eterna. I Morlacchi del rito Greco, e di rado taluno anche del rito Latino, in segno di scoruccio lasciansi crescere la barba per qualche mese, uso veramente, ch’ebraizza assassimo come quello degli azimi, fuochi novi, e diversi altri. Quello de’ fuochi novi potrebbe fors’essere stato preso da’ Romani, de’ quali conservano come [p. 220 modifica]osservammo più volte, varie costumanze. Che questa usanza de’ fuochi novi sia stata praticata da’ Romani due versi di Ovidio ne’ Fasti del Mese di Marzo ce lo fanno vedere a chiare note.

          Adde quod arcana fieri novus ignis in æde
               Dicitur, & vires flamma resecta capir.

Tutti i parenti del morto per un anno intiero portano beretti neri per lo meno, (usando alcuni tinger anche gli abiti) in segno di scoruccio anche questi. Le Donne mettonsi in capo fazzoletti neri o turchini, e talora coprono il rosso col nero lungo gli orli delle loro vesti. Pel corso di un mese, o poco più dopo la inumazione di un qualche loro parente, anzi per meglio dire, secondo il rincrescimento, che ne provano, vanno le Morlacche più, o meno a far un nuovo piagnisteo sopra il sepolcro dello stesso in tutti i giorni festivi, se pur ànno l’agio di portarsi alla Chiesa, ove il parente loro fu sepolto. Ma questo costume, tolto da’ Romani è quasi giù di moda. Non è poi vero che in quest’incontri le Morlacche chiedano novelle dell’altro Mondo ai morti, come vuole il Fortis. Si conserva ancora in qualche parte quell’antica usanza di spargere i sepolcri di fiori, ed erbe odorose. Ma ciò, che fanno più comunemente le Morlacche è di portar seco una spongia, e ben pregna di acqua santa spremerla sopra i sepolcri de’ loro parenti. È materiale opinione di questa gente, che coll’acqua si allegeriscono le pene del fuoco, che potessero provar i morti. Io non so, se per questo nelle Isole di Zara, ognuno ch’entra in Chiesa porta seco un rametto di qualche albero, con cui va spargendo tutte le sepolture, [p. 221 modifica]quante sono, e ciò si fa inalterabilmente ogni volta, che si entra in qualsivoglia Chiesa.3

In questo stato sono al presente i costumi de’ Morlacchi. L’amicizia, e l’Ospitalità li distingue sopra le altre Nazioni. La sregolata prodigalità è la loro mezza rovina. Certi usi ridicoli non servon loro di alcun pregiudizio. L’ignoranza, e la superstizione sono il patrimonio di alcuni pochi, e la base della loro infelicità. E a che giova aver un Popolo superstizioso? In tempo di guerra la superstizione avvilisce i più arditi guerrieri. Una Ecclissi Lunare, la comparsa di una Cometa, l’Aurora Boreale sono fenomeni capaci a renderli timidi, e ribelli. E a chi non è noto, che uno di questi fenomeni fu causa, che Paolo Emilio restasse vincitor sopra Perseo, cui poscia incatenato condusse in trionfo a Roma? E a che serve la miseria de’ Morlacchi? A formar il più delle volte una truppa di formidabili Aiduchi, di sommo inciampo al privato; e detrimento considerabile, ed incessante al Pubblico interesse. I Capi de’ Territorj, che deggiono molto a’ Morlacchi per mantenersi col decoro dovuto all’onorevole posto, cui occupano, potrebbon formar in qualche parte la felicità de’ Morlacchi stessi, od almeno renderli men infelici. Ma la maggior felicità sarebbe quella, ch’essi si spogliassero de’ pregiudizj antichi. In simil modo diverrebbono laboriosi in pace, e valorosi in guerra. Un Popolo illuminato forma la propria felicità, e quella del suo Prencipe ancora. [p. 222 modifica]

Il minuto dettaglio, che ò voluto dare de’ costumi de’ Morlacchi sembrerà forse a più di uno stucchevole, e tedioso, ma sarebbe divenuto ancora più, se con istucchevole precisione avessi io voluto osservare tutte le inesatezze del Fortis. Io non so quanto sia lodevole la sua decisione in proposito di lingua Illirica „che morto l’Arcidiacono Sovich, non v’è più (sia detto con buona pace de’ vivi) chi possa a buon diritto chiamarsene Professore.“4 Per decidere sì francamente, bisogna posseder molto la lingua nostra, e conoscer i più puri parlatori di essa. Ebbimo motivo ad osservar in più luoghi, che il Fortis non la conosce appieno, e da que’ piccioli sbagli in picciole cose si può dedurre, che se avesse avuto traddur molto dall’Illirico, avrebbe preso de’ granchi assai maggiori. Pur nulla ostante ciò io lodo, ed ammiro assaissimo l’ingegno del Fortis, per aver egli in poco tempo appresa la lingua nostra a segno di poterla capire, e farsi capire. Serva ad esso di consolazione maggiore ancora, che un nostro Nazionale, che pretese di correggerlo, in qualche luogo dimostra, che il Fortis la capiva meglio di lui. Ciò si potrebbe oppore anche a me; ma degl’Intendenti sia questo il giudizio. E per por fine alla mia lunga diceria, per sempre amico all’Abate Fortis io mi dichiaro.

          Vive, vale; si quid novisti rectius istis?
          Candidus imperti; si non, his utere mecum.

Hot. Ep. 6. lib. I.
  1. Le Prefiche sono quelle Donne, come ognun sa, che pagate piangono i morti, e queste vi erano fra’ Romani, come vi sono presentemente in alcune Città maritime in occasione della morte di qualche illustre Personaggio, e si graffiano anche il viso, e strappansi i capelli. Ovidio, sendo esiliato fra gli Slavi del mar nero, che ben vedea, quanto era pazzo questo costume, scrisse a sua moglie consigliandola di non metter in pratica questi usi buffoneschi.
  2. Gli Ecclesiastici, o sia i Parocchi della Morlacchia una volta erano quasi tutti Zoccolanti, ed i Morlacchi risguardavano i Preti con un cert’occhio di disprezzo. Ora in parte è annullato questo innocente sprezzo, e vi sono anche de’ Preti, che fanno i Parocchi. Non è già, che non sieno ignoranti anch’essi, ma compensano alla ignoranza loro col non impacciarsi in altro, che nell’assidua cura delle anime.
  3. Questo costume à qualche analogia con quello de’ Romani, che usavano anch’essi prender l’acqua de’ fonti nelle loro sacre cerimonie.
    Et manibus puris sumite fontis aquam
    Tib. lib. 2. el. I.
  4. Vol. I. pag. 85.