Pagina:AA.VV. - Commedie del Cinquecento, Vol. I, Laterza, 1912.djvu/192

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184 i tre tiranni

          Orgilla Vien qua, vecchio insensato.
          Tu sai pur che costui non mangia rape
          cotte giá di tre di né di pan cotto
          minestra, come farai tu stamane;
          né bee meschiati.
          Pilastrino Io mi turo gli orecchi.
          Tra voi gridate e menate le mani,
          pur ch’io panebri.
          Orgilla Tu tirerai in fallo,
          Pilastrin, questa volta, che la carne
          rimasta è in beccaria. Che vuoi ch’io cuoca?
          le miei mutande?
          Pilastrino Giá denno essere arse,
          se l’hai portate un di, che ’l vostro fuoco
          non cuoce o scalda.
          Girifalco Pilastrin mio caro,
          tu vedi. Tornerai da me stasera,
          che compreremo una libbra di lonza
          per fare arrosto; e poi, con quel guazzetto
          che fa l’Orgilla, vo’ che noi sguazziamo.
          E mena l’indiano.
          Pilastrino Hai ben pensato.
          E che ci arem da cena?
          Girifalco Non t’ho detto?
          Pilastrino Non t’ho inteso.
          Girifalco Una libbra di buon porco.
          Pilastrino A incominciare. E poi infra pasto?
          Girifalco Quello
          non basterá? Tu se’ pure, oggi, strano!
          Non t’empierebbe...
          Pilastrino E si! Dici da vero?
          Tu vuoi tener me a cena con un’oncia
          di carne e con guazzetti? Tu mi vuoi
          far ridere, oggi. Or veggio ben che Amore
          qualche volta ti trae del seminato.
          E poi sei vecchio. Dammi a me i danari,