Pagina:AA.VV. - Commedie del Cinquecento, Vol. I, Laterza, 1912.djvu/281

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atto quarto 273

          che mi conceda (pure in tua presenza)
          ch’or io le dica qui sol duo parole;
          perché voglio saper ben la sua mente
          prima ch’altro si faccia.
          Calonide È bene onesto.
          Crisaulo Potrai star tu da canto; ed io da lei
          vo’ quest’ultimo si: poi, fra duo giorni,
          farem le nozze.
          Calonide Ti vo’ contentare.
          Ma promettimi, prima, non dire altro
          che cosa onesta.
          Crisaulo Hai in me si poca fede?
          Calonide Orsú! Entra in casa.

SCENA VII

Timaro va a dimandar Pilastrino a casa sua per farlo venir da Crisaulo; e lo truova dormendo ed, a la fine, lo mena. E Crisaulo li ordina che debbi render la robba sua a Girifalco: il che egli, per non poter fare altro, dopo alcune contese, pur si dispuone a fare

.

Timaro, Pilastrino, Crisaulo, Fileno.

          Timaro Olá! Non c’è nessuno?
          So ch’io gli sveglierò o che la porta
          anderá in terra.
          Pilastrino Chi è giú? Corri al fuoco,
          impazzato! Son fatte le limosine.
          Che cerchi tu?
          Timaro Non gridar di li, boia!
          Dch! scendi a basso.
          Pilastrino Tu vuoi pur la baia!
          Che dimandi? che vo’ tornare al letto.
          Che discrezione!
          Timaro Vedi u’ son condotto!
          Cerco di Pilastrin.
          Pilastrino Mi par che uccelli