Pagina:AA.VV. - Commedie del Cinquecento, Vol. I, Laterza, 1912.djvu/43

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atto secondo 35

amore in seno sempre ha li sproni al fianco. Or voglia il cielo che a bene ne esca.

Fulvia. Samia! Samia Odila che di sopra mi chiama. Ara dalle finestre visto Lidio, che lá lo vedo parlare con non so chi. O forse vorrá rimandarmi a Ruffo.

Fulvia. Saaamia!

Samia. Veeengo.

SCENA VIII

Lidio femina, Fannio servo.

Lidio femina. Cosi t’ha detto Tiresia?

Fannio. Si.

Lidio femina. E del parentado mio come di cosa conclusa si parla in casa?

Fannio. Così sta.

Lidio femina. E Virginia ne è lieta?

Fannio. Non cape in sé.

Lidio femina. E si preparano le nozze?

Fannio. Tutta la casa è in faccende.

Lidio femina. E credeno che io ne sia contenta?

Fannio. Lo tengano per fermo.

Lidio femina. Oh infelice Santilla! Quel che ad altri giova solo a me nuoce. Le amorevolezze di Perillo e della moglie verso me mi sono acutissimi strali per non poter fare el desiderio loro né quel che sarebbe il ben mio. Dch! me avesse Dio dato per luce tenebre, per vita morte e per cuna sepultura allor che io del materno ventre uscii; da che, in quel punto che io nacqui, morir dovea la ventura mia. Oh sanza fin beato, fratello dulcissimo, se, come io credo, nella patria morto restasti! Or che farò io, meschina Santilla? che cosí omai chiamar mi posso, e non piú Lidio. Femina sono, e conviemmi esser marito! Se io sposo costei, subito cognoscerá che io femina e non maschio sono; e, da me scornati, el padre e la madre e la