Pagina:AA.VV. - Commedie del Cinquecento, Vol. I, Laterza, 1912.djvu/61

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atto terzo 53


Fulvia. Ahi infelice Fulvia! Se io cosí troppo sto, certo io me morirò! Misera! che far devo?

Samia. Forse lo spirito lo moverá.

Fulvia. Dch! Samia, poi che il negromante sta tanto a venire, torna a ritrovarlo.

Samia. Cosi mi pare; e non ci voglio perder tempo.

Fulvia. Raccomandagli questa cosa. E torna presto.

Samia. Subito che l’ho trovato.

SCENA XV

Samia serva, Ruffo negromante.

Samia. Oh! oh! oh! Gran ventura! Ecco Ruffo. Contentiti el cielo.

Ruffo. Che cerchi, Samia?

Samia. Consumasi di sapere quello che hai fatto della fac- ’cenda sua.

Ruffo. Credo si condurrá in porto.

Samia. E quando?

Ruffo. Verrò a dire a Fulvia il tutto.

Samia. Tu stai pur troppo a far questa cosa.

Ruffo. Samia, le son trame che non si fanno al gitto. Bisogna accozzare stelle, parole, acque, erbe, pietre e tante bazzicature che è forza che ci vada tempo.

Samia. Se voi il fate pur poi...

Ruffo. Ne ho ferma speranza.

Samia. Oh! oh! oh! Conosci tu l’amante?

Ruffo. Non certo.

Samia. È quel lá.

Ruffo. El conosci ben, tu?

Samia. Non è anco due ore che io gli parlai.

Ruffo. Che ti disse?

Samia. Mi si mostrò piú aspro che un tribulo. V Ruffo. Va’, parlali ora per vedere se lo spirito l’ha punto, raddolcito.