Pagina:AA.VV. - Commedie del Cinquecento, Vol. II, Laterza, 1912.djvu/173

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atto terzo 161


Aridosio. Eh! Voi non m’intendete. Dico, a quel che gli è buon per gli spiriti.

Ser Iacopo. Per li spiriti è egli pessimo e doloroso.

Aridosio. Oh! Perché l’avete voi portato?

Ser Iacopo. Per dar loro il mal anno e la mala pasqua.

Aridosio. Ah! ah! Io v’ho inteso: voi parlate troppo astutamente. Che cosa avete voi in quella secchia?

Ser Iacopo. Acqua.

Aridosio. Pur per gli spiriti?

Ser Iacopo. Oh! Che vi pensate?

Aridosio. È ella fredda o calda?

Ser Iacopo. Oh! Voi mi domandate delle gran cose!

Aridosio. Non vi maravigliate, ch’io non ho mai visto scongiurar diavoli.

Ser Iacopo. Non stiam piú a perder tempo. Avviamci in lá.

Aridosio. Quanto ci abbiam noi accostare alla casa?

Ser Iacopo. Accanto alla porta.

Aridosio. Non giá; io non vo’ venir sin lá.

Ser Iacopo. Oh! Perché?

Aridosio. Perché tragon giú tegoli, mattoni. Oimè! che mi guaston tutta la mia casa.

Ser Iacopo. Non dubitate: che, in mentre siate meco, non vi faranno dispiacere nessuno.

Aridosio. Promettetemelo voi?

Ser Iacopo. Si, prometto.

Aridosio. Alzate la fé.

Ser Iacopo. Per questa croce.

Aridosio. Acostiamci piú lá, adunque. Qui sta bene?

Ser Iacopo. Bisogna andar piú innanzi.

Aridosio. Oh Dio! Non potresti voi far questa cosa senza me?

Ser Iacopo. Bisogna che il padrone della casa sia presente. Ed ho bisogno che mi aiutiate in assai cose. Pigliate qui questa candela in mano. Ve’ omo da tener candela! par un moccolo in un candelliere! Tenetela piú ritta. Oh! Io non voglio che mi ardiate la barba, per questo.

Aridosio. Cercate come mi batte il cuore.