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284 il ragazzo

mediatore della santa pace. Et acciò che di questa cosa non ve ne abbiate a dolere, anzi acciò che possiate starne sempre allegro, sua intenzione è di dare a Camilla, vice vestra, la dote con somma di ducati diecimila d’oro, che se ne potrebbe contentare quasi un dux Ferrariae.

Messer Cesare. Signore, fa’ che tutto questo sia vero e ti benedirò sempre.

Pedante. È come il Credo. Praeterea vuole il prefato cardinale che, presente a voi, se le abbia a dar la mano e che non ne sia nulla senza il voler vostro. E vi so certare che quel Carolus patritius non habuit fin qui rem cum ea.

Messer Cesare. Dirò il vero. Se io fossi ora a far questo parentado, cioè quando altro non vi fosse avenuto, forse che io ci pensarei alquanto. Ma, poi che gli è pur cosi, non si potendo trovare rimedio, m’appiglierò al minor male. E tutta volta io ringraziarò Iddio ed uscirò fuori d’un gran fastidio.

Pedante. Prudentemente avete risposto. E, quando per voi si sará cogitato meglio, trovarete ancora che non areste saputo domandar cosa piú congrua al bene della figliuola e vostro. Or, circa a Flamminio...

Messer Cesare. Di questo non ne parlate, che giá io gli ho perdonato con l’animo: perché, oggimai, la ragione ha sottoposto lo appetito; e comprendo che è piú convenevole che quella fanciulla sia moglie a lui che l’essere stata a me concubina.

Pedante. Laus tibi, Christe. Eccovi a punto a ora e tempo la famiglia del cardinale che viene a voi per questo santo e salubre sponsalizio.

Messer Cesare. Signor Iddio, sia fatto il voler tuo.

Pedante. Sancte ac sapienter.

Messer Cesare. Forse che la mia somma disgrazia sará finita in somma ventura, il mio sommo male in sommo bene, la mia somma tristezza in sommo gaudio.

Pedante. Quello che è avanti della continua è messer Lucio dei Bendedei secretano di Sua Signoria, persona dotta e di ottima e inculpata vita. Et havvi a far il sermone.