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atto secondo | 335 |
ed a tal cose saria necessario
un uomo esperto el qual fussi solito
ir fuori e avessi, si com’è ’l proverbio,
«pisciato in piú d’una neve»; e tenevami,
secondariamente, il grandissimo
amor che io li porto, che difficilemente
mi lascia che in alcun pericolo
incorrer lo permetta. Ma, in ultimo,
piú ha potuto in me questa gran perdita
che l’amor e ’l timor, bench’assa’ possino.
Dumila scudi non son una favola.
Che, s’i’ potessi con questo rimedio
recuperargli, arei una grandissima
posta tirata; e, se non fía possibile,
è forza ch’i’ ne resti sempre povero.
Per questo, resoluto son mandarlo:
e, con lui, Bolognin ch’è molto pratico.
E gne ne ho detto; e molto vòlto trovolo
a far questo viaggio, perch’è giovane
volonteroso e non pensa al pericolo
che porta chi va a torno. Pazienzia!
Bisogn’or far cosi. E’ disse d’essere
qui ’ntorno ed aspettarmi, acciò che possili
dar i danar che fa mestier e a ordine
metterlo di tutto punto. E non veggiolo.
Dove sará ei fitto? Oh! Ecco Cambio
Ruffoli mio vicin. Da lui vo’ intendere
se l’avessi riscontro, in qua venendone.
SCENA VI
Fazio, Cambio vecchi.
Fazio. I’ vogli’ andarli incontro. Buon di, Cambio.
Donde si vien?
Cambio. Buon di e buon anno, Fazio.