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spagnuolo e prologo 23


Guglielmo. Non posso piú star con te, che ho da far con maestro Guicciardo.

Sguazza. Messer Guglielmo, vi ricordo ch’io vi son servitore e che voi pensiate un poco meglio a questa cosa.

SCENA VII

Sguazza solo.

Insomma, e’ non ci è ordine. Messer Giannino ne può levar la speranza a sua posta; che questo vecchio poltrone non ne vuol far niente. Ma di questo mi curo poco, io. L’importanzia mia sta ch’io non mi so risolvere qual sia el mio meglio per farmi ben disinar questa mattina: o vero trovar qualche favola che faccia stare allegro messer Giannino acciò che mi vegga piú volentieri e mi facci sguazzare; o vero dirli apertamente come il fatto è andato acciò che egli, assalito dal dolore, esca fuor di sé e piú alla cieca mi dia denari da spendere perché fa manco pensare a’ fatti suoi il dolore che l’allegrezza. Cosí dunque vo’ fare, ancor ch’io dubito de non trovarlo in casa, a quest’ora. Ma mi par vederlo uscir di San Martino. Gli è esso certissimo.

SCENA VIII

Messer Giannino, Sguazza.

Messer Giannino. Quanto mi par longa questa mattina, per la voglia ch’io ho di saper nuove di quel ch’abbia fatto lo Sguazza con Guglielmo! Ma eccolo, a fé.

Sguazza. Cattive nuove vi porto, messer Giannino. Non vi vo’ dire una per un’altra. Quel cancaroso di Guglielmo non vuol far niente de questa cosa.

Messer Giannino. Oh sorte traditora! vecchio crudele! E dove la fonda?