Pagina:AA.VV. - Commedie del Cinquecento, Vol. II, Laterza, 1912.djvu/388

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376 i bernardi

          Girolamo. Il nome della vostra terra propria
          quale è?
          Bernardo. Palermo; che è terra marittima
          e di molte faccende.
          Girolamo. Il so benissimo.
          Ma com’è ’l nome vostro?
          Bernardo. l’ho nome Giulio;
          e ’l padre mio si domandò Girolamo
          Fortuna. E si può dir sfortunatissimo,
          per ciò ch’ave’ sol duo figliuoli: un maschio,
          che sono io, che giá son stato essule,
          gran tempo, qui e qua; ed una femina
          che presa fu dalle galee di Napoli
          e credesi esser qui, ma ancor trovatasi
          non s’è. Ed egli, che maggior disgrazia
          ebbe, affogò in alto mare.
          Girolamo. Oh povero
          meschini Non posso contener le lagrime.
          Bernardo. Lasciate lagrimar a me, che causa
          ne ho.
          Girolamo. Di questo Giulio e di Girolamo
          udit’ho ragionar; che di Cicilia
          son ancor io.
          Bernardo. E donde?
          Girolamo. Son da Trapani.
          Bernardo. Bene.
          Girolamo. E, perché io so che, non sol essule
          era di casa sua, ma ancor gran taglia
          avea, udit’ho con meraviglia
          che vo’ dichiate esser lui: che in Fiorenza
          non saresti sicur, che dell’imperio
          è cittá molto amica; e tutti quelli
          che son ribelli a Sua Maestá non possano
          sicuri starci.
          Bernardo. Cotesto è verissimo.
          Ma io son dalla taglia, non sol, libero;