Pagina:AA.VV. - Commedie del Cinquecento, Vol. II, Laterza, 1912.djvu/445

Da Wikisource.

atto quinto 433

          Menica....ne venneno con animo
          che pigliassi per moglie la Lucrezia
          senza aver altra dote.
          Gianni.Chi?
          Menica.Quel giovane
          ch’era serrato: ch’alfin accordò visi
          el padre; che cosí messer Rimedio
          lo consigliò, per far piacer a Cambio,
          mi pens’io. Cosí aprirno l’uscio;
          e, fuor d’ogni credenzia, vi trovarono
          Alamanno.
          Gianni.Oh buono! Questo piacemi.
          Menica.Oh! Ben sa’ che allor messer Rimedio
          rimase bianco.
          Gianni.E che disse?
          Menica.Gridavalo
          quanto e’ poteva. E par che ei discostisi
          da quel e’ ha consigliato altri. A Cambio
          non par ragione. E sono in sul combattere.
          Gianni.Ben gne ne dará, si.
          Menica.Oh! A Dio piaccia!
          Gianni.Ma dove vai tu, ora?
          Menica.Vo infin a’ Martiri,
          accender questa candela e chiedere
          lor questa grazia: che, se la Lucrezia
          ha questo ben, la piú contenta femina
          non sará ’l mondo; perché sempre l’animo
          v’ha avuto, ma non vi credeva aggiugnere.
          Gianni.Ella l’ara, s’Alamanno il delibera.
          Ma voglio ir sii, che questa cosa intendere
          vo’ bene. Addio.
          Menica.Va’vi, di grazia. E pregalo
          che facci si che la Lucrezia l’abbia,
          per lo amore d’Iddio; che, non avendolo,
          si morria di dolore.
          Gianni.E’ desidera