Pagina:AA.VV. - Commedie del Cinquecento, Vol. II, Laterza, 1912.djvu/81

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atto terzo 69


Margarita. Pur ne venisti. Mostra un poco. Orsú! Sta bene. Andiamo.

Panzana. Padrone, ecco Margarita che viene.

Messer Ligdonio. Partimoci da ca, ca pareria prosunzione.

Panzana. Voi séte molto arrossito.

Messer Ligdonio. Voltamo, voltamo da ca.

SCENA IV

Margarita, Agnoletta.

Margarita. Sai, Agnoletta, quel che mi intervenne mentre che tu tardavi a venir da basso?

Agnoletta. Che cosa?

Margarita. Mi stavo cosi, in su la porta, per aspettarti; e un vecchiaccio prosuntuoso mi s’accostò per parlarmi.

Agnoletta. E che vi disse?

Margarita. Io non ne intesi mai parola: né ci ponevo cura, che sai ch’io tengo l’animo altrove; ma, presto presto, me lo levai dinanzi.

Agnoletta. E chi era?

Margarita. Sia chi si vuole, lassiam andare. Parliam di quel che importa piú. Non so, Agnoletta, se tu ti ricordi a ponto delle parole che io ti ho detto che hai da dire al mio caro messer Giannino quando gli darai el presente.

Agnoletta. L’arò a mente benissimo.

Margarita. Abbi avertenzia che, se per buona sorte ti mostrasse niente miglior viso del solito, di non lassar passar la occasione e di raccomandarmegli con quel piú destro modo che saprai fare: che non te ne posso dar norma a questo; ma basta che le tue parole sieno tutte testimonio della mia passione e della mia fede. E tutto sia se viene il commodo di farlo senza carico dell’onor mio.

Agnoletta. Arò bene avertenzia a ogni cosa; e, se buona occasion viene, non dubitate poi ch’io non sappi dire el vostro bisogno.