Pagina:AA.VV. - Commedie del Cinquecento, Vol. II, Laterza, 1912.djvu/85

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atto terzo 73


Cornacchia. Ah! ah! ah! T’intendo, per Dio! Tu vorresti fare, un tratto, la criniformia, ch?

Agnoletta. Eh! tu se’ ’l bel frasca! Apre, se tu vuoi aprire.

Cornacchia. Dimmi se tu vuoi questo.

Agnoletta. Tel dirò poi.

Cornacchia. Dimmel ora.

Agnoletta. Si. Orsú! Or, apre.

Cornacchia. Non ci è verso.

Agnoletta. Perché ?

Cornacchia. Perché non si può.

Agnoletta. O perché non si può?

Cornacchia. Perché non ci ho niente in ponto la fantasia.

Agnoletta. Se non ci è altro che questo, lassane il pensiero a me. So far muine dell’altro mondo.

Cornacchia. La vo’ far un poco rinegare Dio. In fine, perdonami:

io non ti voglio aprire.

Agnoletta. Apremi, di grazia, el mio Cornacchia. S’è partito. Ha imparato, questo furfante, a esser crudel da messer Giannino. Mi vien voglia di far quel conto di lui che lui fa di me. Ma, in fine, m’ha còlto troppo in sul bisogno. Tic toc, tic toc.

Cornacchia. Eh! Vatti con Dio; non ti fare scorger nella strada. Non vedi che io non ti voglio aprire?

Agnoletta. Uh Dio! a che so’ condotta! Eh! Apremi, el mio Cornacchino dolce, di sapa, di mèle, di rose, di fiori melati.

Cornacchia. Non bisogna farmi piú muine, che tu t’aggiri.

Agnoletta. Mi perderei el tempo tutto di. Sará buon che io me ne vada.

Cornacchia. Sará buon ch’io non la lassi partire, che m’ha aguzzato l’appetito ancor a me. Ove vai, Agnolettina? Vieni, che mi giambavo. Non sai che tu sei la mia speranzuccia?

Agnoletta. Ho voglia or di non voler io.

Cornacchia. Orsú, la mia Agnoletta! Aspettami, che vengo a aprire.

Agnoletta. Oh! Io credo che io arò el buon tempicciuolo, per un poco.

Cornacchia. Or entra.