Pagina:AA.VV. - Commedie del Cinquecento, Vol. II, Laterza, 1912.djvu/89

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atto terzo 77

Marchetto. Guarda pur che quei fratacci porci imbrodolati non ti riveghin loro.

Lucia. Mio danno, s’io non ne riveggo il mio conto.

SCENA IX

Marchetto solo.

In fine, e’ non ci è ordine: le pere buone cascono in bocca ai porci. Non vai la sua vita un pane, di questo sciagurato; e èssi goduta la miglior robicciuola di questa terra, soda, pastosina, che vale un mondo. Oh Dio! quanto mi sarebbe saputa buona ancora a me! Ma chi l’arebbe mai pensato? Io mi tenevo per certo che costei fusse una certa lassami-stare da non pensar mai di averne onore. Ma, insomma, bisogna risolverla. Alle donne piace questo giuoco. Ma la cosa è qui. Che fo? vo a dir questa cosa a messer Giannino o pur mi sto senza dirglielo? Gli è meglio ch’io gliel dica: perché riparar non ci può; e, s’io non gliel dicesse, si potrebbe poi doler di me e vorrebbemene sempre male. Vo’ veder se gli è in casa.

SCENA X

Marchetto, Cornacchia, Agnoletta.

Marchetto. Tic toc, tic toc, tic toc, tic toc. Olá ! Oh! Diavol, non ci è nessuno? So ch’io mi farò sentire, io. Tic, toc, tic.

Cornacchia. Chi è lá? chi è lá? Potta di san Frasconio! Vuoi mandare in terra quella porta?

Agnoletta. Eh! Non gli risponder. Bada qui.

Marchetto. Dov’è messer Giannino?

Cornacchia. Non è in casa.

Marchetto. O dov’è?

Cornacchia. Non lo so, io.