Pagina:AA. VV. – Fiore di leggende, Cantari antichi, 1914 – BEIC 1818672.djvu/269

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16
E insieme si promison d’osservare
virginitá, mostrandosi contente,
e cotal cosa non manifestare
in tutta la lor vita ad uom vivente:
poi s’abbracciáro in poco dimorare.
E ne la zambra ritornò la gente,
la qual danzando era gita intorno;
si che levársi, ch’era presso ’I giorno.
17
Lo ’mperador la figlia ebbe chiamata,
perché la vide cosi lieta in viso,
e disse: — Figlia, come se’ tu stata? —
Ed ella disse: — Me’ che ’n paradiso. —
E similmente a chi l’ha domandata,
a tutti dicea: — Bene, per mio avviso. —
E cosi dicie ’1 re, c’ha senno assai:
— r son contento piú ch’i’ fossi mai. —
18
E, poi che donna Berta ebbe sentito
la mattina dal re la veritade,
disse: — Pognam che l’abbi convertita,
in femina non è stabilitade;
si che facián di qui tosto partita. —
Ed e’ rispose: — Apparrebbe viltade! —
Ed ella disse: — Io farò la bisogna
per modo tal, che non ci sia vergogna. —
19
E fe’ fare una lettera, mostrando
che la mandassi la vecchia reina,
ne la qual contenea, breve parlando:
«Sappi, figliuoi, che la mia vita fina.
Da poi che mi lassasti sospirando,
non posai mai né sera né mattina:
però, se metti di mia vita cura,
fa’ che ti mova, letta la scrittura».