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218 xx - messer niccolò del rosso

XLII

Procuri ognuno d’esser virtuoso.

Non dèe cessare l’omo en sua vita
di adoperar, quanto piú pò, vertute:
ché, quamvis molto siano isconossute
4per la tristicia del mondo infinita,
pur uno et altro, cui la mente cita
veritade, ni prendeno salute;
e dignamente vengon retribute,
8quando l’anima en cielo si marita.
Ancor ni scende glorioso merto:
che, qualunque le adopra, de lor gode,
11securo stando, benigno et aperto.
Poi l’aire si empie de si fatte lode:
ché piove sempre negli zentil cori
14frutto di tanti perfetti lavori.

XLIII

In lode della continenra.

Se eo avesse tanta continenza,
ch’eo proponesse metter en oblio
lo peccato carnale vile e rio,
4e dii tutto mi fermasse star senza;
possa mi reducesse a la coscienza,
ch’eo conossesse pur un’ora Dio:
segur’me rendo ch’onni fatto mio
8procederla cum grande provvidenza.
Ora, s’eo so* clamato, non so’ eletto,
e cusi perdo questo e l’altro mondo
11per molta colpa, pigrizia e difetto.
Verzen Maria, cavami di profondo:
impetr’a mi gracia di quel benigno,
14che m’ha concesso piu, ch’eo non so’digno.