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o(clxxxix)o

L'EPITALAMIO1 D'ELENA.

IDILLIO2 DI TEOCRITO1 SIRACUSANO.


Già presso a Menelao dal biondo crine
     Dodici Verginelle un verde aventi
     Giacinto in su le chiome, alto decoro
     Del suol di Sparta, e in lor Città le prime,
     5Formaro avanti al nuovamente pinto
     Talamo un coro; indi co’ piè concordi
     Battendo il suol, fean d’Imeneo2 la casa
     Tutta sonar con l’uniforme canto,
     Poichè ’l giovane Atrida3 in letto accolse
     10Di Tindaro la figlia, Elena amata,
     Seco tra’ lacci d’Imeneo congiunta.

  1. ni lo chiamin di Coo, forse per esser lungamente vissuto in quell'Isola. Lo Scrittor greco della sua Vita suppone, che prima fosse nominato Mosco, indi per la soavità de' suoi versi divini appellato Teocrito. Suida però giustamente ne fa due autori, comechè amendue di cose pastorali scrivessero, e fossero Siciliani. Certo è, che il nostro Teocrito non ebbe l'eguale in sì fatto genere di poesìa, superato avendo, per giudizio comune, Virgilio medesimo. Viveva egli nell'Olimpiade CXXX. a' tempi d'Arato, e di Callimaco, regnante in Egitto Tolommeo Filadelfio, e fu Scuolaro di Filippida, e d'Asclepiade Samio Poeti.
  2. Erano appunto le Verginelle della Sposa compagne, che sulla sera principalmente si mettevano a gridare Imeneo, come abbiamo da Pindaro Od. III. πυθ.
  3. Menelao, fratel minore d’Agamennone, e amendue figliuoli d’Atreo.