Pagina:Acri - Volgarizzamenti da Platone.djvu/133

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perchè in una spezie diversa non ci trapasserebbero giammai. L’acqua spartita dal fuoco o anche dall’aria, ricomponendosi, acconsente a configurare un corpo di fuoco e due di aria; e se è tagliata l’aria, di una sua parte disciolta si formano due corpi di fuoco. E, novellamente, se il fuoco è chiuso da aria o da acqua o da qualche parte di terra, e se esso poco s’avviene ad essere entro molti, e da loro che s’agitano messo in moto e combattendo e sottogiacendo si frange, due corpi di fuoco si riconfigurano in una sola forma di aria; s’è domata l’aria e sminuzzolata, due tutti e un mezzo di essa fanno una intiera forma compatta di acqua.

Perchè noi così ci ragioniamo sopra novellamente: Quando è pigliato dal fuoco qualcuno degli altri generi (che abbi con esso li stessi principii formativi), ed è tagliato dall’acume degli angoli e dei canti di esso, ricomponendosi nella natura del fuoco cessa d’essere tagliato, poiché un genere simile e medesimo a sè stesso non può nel genere che gli è medesimo e simile operare alcuna mutazione e nemmeno patirla. Ma fintantochè un genere intoppi in un genere di principii diversi, ed esso per avventura debole combatta con un gagliardo, non rifinisce di sciogliersi. Quando per contrario corpi più piccioli sono richiusi fra più grandi, e quegli son pochi, questi molti (e appartengono tutti a generi che hanno simili elementi) vengono minuzzolati ed estinti, ma se vogliono ricomporsi nella forma del vincitore, allora finiscono d’essere estinti: e così nasce dal fuoco l’aria, e dall’aria l’acqua. In ultimo se un genere di corpi