Pagina:Aggiustare il mondo - Aaron Swartz.pdf/165

Da Wikisource.

18. Il suicidio e le polemiche     165


mai discusso con lei di ciò che aveva fatto. Fissarono, allora, un incontro con il procuratore Heymann, il quale le offrì una totale immunità per quel giorno: qualsiasi cosa lei avesse detto, non poteva essere incriminata e il governo non avrebbe potuto usare nessuna di quelle informazioni contro di lei in un procedimento penale.

Si trattava di un’offerta che, di solito, veniva fatta, in casi penali importanti, agli informatori per negoziare, con loro, pene minori in cambio di vera e propria attività di spionaggio. Questa cosa alterò Quinn: lei voleva unicamente chiarire all’accusa l’inutilità e la sproporzione di una simile azione nei confronti di Aaron, non entrare in un meccanismo pericoloso come quello che le stavano prospettando. Alla fine, gli avvocati le consigliarono di aderire, e lei si arrese. Con sommo dispiacere, e disappunto, di Aaron, che la pregò di non incontrare Heymann. Soprattutto, Aaron cominciò a dubitare della sua lealtà.

Il 13 aprile ci fu l’incontro in tribunale tra Quinn, avvocati, Secret Services e procuratori. L’interrogatorio si mantenne su fatti noti, ma Quinn comprese subito che ciò che interessava agli inquirenti in quel contesto erano i suoi collegamenti con il mondo hacker e il suo rapporto molto stretto con Aaron. Le domandarono se conoscesse il motivo per cui Aaron avesse fatto una cosa del genere, o cosa pensasse delle riviste accademiche, e proprio in quel momento Quinn citò, durante l’interrogatorio, un post sul blog di Aaron che aveva preso il nome di Guerrilla Open Access Manifesto e le sue posizioni sull’open access.

Quindi – ricorda Quinn – è qui che sono stata profondamente sciocca. Ho parlato loro del Guerrilla Open Access Manifesto. E così facendo, mi avrebbe spiegato Aaron in seguito (e i giornalisti avrebbero confermato), ho peggiorato le cose. È con questo che devo convivere. Ho aperto un nuovo fronte per la loro crudeltà. A quattro mesi dall’inizio delle indagini, avevano finalmente trovato il motivo per farlo. Il manifesto, sostenevano i pubblici ministeri, dimostrava l’intenzione di Aaron di distribuire ampiamente i documenti JSTOR. E io gliene avevo parlato. Non riuscivo a capire come queste persone potessero esaminare la sua vita, minacciare i suoi amici, esaminare la nostra storia digitale insieme, fare irruzione in casa sua, sorvegliarlo e non leggere mai il suo blog. Ma questo sembrava essere il dato di fatto.

Aaron si preoccupò molto, nei giorni successivi, per questa attenzione specifica dell’accusa per il suo manifesto. Un documento che, a distanza di anni, probabilmente non rispecchiava più compiutamente il suo modo di pensare.

Nei mesi successivi, la tensione tra Quinn e Aaron aumentò. Quinn cambiò avvocato, Aaron si allontanò sempre di più, iniziò a diventare paranoico e ad avere timore che tutte le loro conversazioni fossero intercettate.

Quando Heymann, verso l’estate, fece intervenire un altro procuratore, Scott Garland, per dare un impulso al caso, la strategia dell’accusa divenne ancora più aggressiva e Quinn fu convocata davanti al Gran Giurì. La donna invocò