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170      Aggiustare il mondo

Vi ringrazio per le vostre risposte rapide ed esaurienti a queste domande.
Cordiali saluti,
John Cornyn, Senatore degli Stati Uniti

Si noti che Holder è stato il componente di più alto grado dell’amministrazione Obama a difendere i procedimenti contro Swartz.

Non vi sembra strano – insistette il senatore Cornyn nelle sue domande a Holder – che il governo incrimini qualcuno per reati che comporterebbero pene fino a 35 anni di carcere e multe milionarie e, poi, gli offra una pena detentiva di tre o quattro mesi?
Penso che sia un buon uso dei poteri di discrezionalità dell’accusa – replicò Holder – considerare la condotta, indipendentemente da quali fossero i massimi edittali previsti dalla legge, e formulare una sentenza coerente con la natura della condotta. E penso che quello che i procuratori hanno fatto offrendo tre, quattro o sei mesi sia coerente con quella condotta.

In un colloquio con un giornalista di The Guardian, negli stessi giorni, la compagna di Swartz, Taren Stinebrickner-Kauffmann, accusò direttamente Holder e il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti di aver ritardato le indagini e di avere gestito male il caso.

«Questo non è il Dipartimento di Giustizia» – dichiarò – «ma è il Dipartimento della Vendetta».

E anche la centralità del Guerrilla Open Access Manifesto nella strategia investigativa dell’accusa, per cercare di individuare la motivazione di Aaron nel furto di contenuti, era, disse la ex compagna, completamente sbagliata: erano frasi eccessive che aveva scritto cinque anni prima ma, nel frattempo, le sue idee si erano molto smussate e non erano più così estremiste.

La procuratrice Carmen Ortiz, allora superiore in grado a Heymann, intervenne dicendo che erano ben consapevoli che non vi fosse la prova che il download fosse a fini di profitto personale e che, pertanto, il suo ufficio aveva l’intenzione di domandare una sentenza equilibrata, di sei mesi in “low security settings” e che non avevano mai, in alcun modo, fatto intendere o comunicato ad Aaron e alla sua difesa che avrebbero domandato il massimo della pena.

In un’intervista a The Guardian, la donna ribadì il fatto che il suo ufficio

si fosse assunto il difficile compito di applicare una legge che aveva giurato di rispettare, e lo avesse fatto in modo ragionevole, riconoscendo come «non c’erano prove contro Swartz che indicassero che avesse commesso i suoi atti per un tornaconto finanziario personale», e ha riconosciuto che la sua condotta – pur essendo una violazione della legge – non giustificava le severe punizioni autorizzate dal Congresso e richieste dalle linee guida per le sentenze. «Per questo motivo, nelle discussioni con il suo legale sulla risoluzione del caso, il mio ufficio ha cercato di ottenere una pena adeguata alla presunta condotta, una pena, che avremmo racco