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80      Aggiustare il mondo

ambiente “fisico”, nonché per fare pressione politica, raccogliere fondi e organizzare eventi.

Il computer che aveva tra le mani sin dall’infanzia poteva, ora, diventare uno strumento per produrre cambiamenti sociali e/o politici: occorreva solo comprendere come fare.

Aaron era, da questo punto di vista, fortunato: si trovava esattamente nel mezzo (anche) di questa rivoluzione.

Gli anni Ottanta erano stati tiepidi, da questo punto di vista, ma le cose erano cambiate con l’avvento del web, delle “dot.com” e delle piattaforme di social media – soprattutto Facebook e Twitter.

L’idea di spostare la politica in rete, anche organizzando intere campagne, era finalmente fattibile e, da informatico, iniziò a interessarsi circa gli strumenti che si potessero utilizzare a tal proposito.

Le petizioni online, in particolare, lo affascinarono immediatamente. Muovevano, alla base, dall’idea di creare dei “centri di raccolta” dove le persone potessero comunicare con altre, e riunirsi, sotto l’ombrello di una causa comune, da portare avanti tutte insieme.

I social network, dal canto loro, potevano essere utilizzati come strumento di amplificazione del messaggio ma, anche, di raccolta di fondi e di sostegno e, persino, per la rivelazione di informazioni riservate, o poco note, ai cittadini, perché trascurate dai canali di comunicazione ufficiali.

Anche i blog e la diffusione del citizen journalism (giornalismo di strada portato avanti tramite uno smartphone) stavano contribuendo a fornire nuovi mezzi di comunicazione non filtrati ai cittadini, che si potevano interessare di qualsiasi argomento.

Ben presto, i blog sarebbero stati affiancati dal micro-blogging e da un uso intenso di Twitter che, grazie alla sua rapidità, avrebbe permesso di diffondere su larga scala la consapevolezza di un problema, o l’organizzazione di un evento di protesta, in pochi secondi.

Grazie, poi, a un utilizzo intelligente degli hashtag – si ricordi, a tal proposito, l’interesse che manifestava Aaron per tutto ciò che potesse marcare il testo e consentirne una ricerca, raccolta e fruizione in maniera ordinata – si sarebbero potute coordinare al meglio le conversazioni e le campagne in corso: l’hashtag diventava strumento di resistenza e di rottura, per diffondere rapidamente un concetto in tutto il mondo utilizzando i social media.

A ciò si aggiunse la diffusione dei telefoni cellulari, sia utilizzati per comunicare, sia come strumento per raccogliere testimonianze, comprese fotografie o video.

Da un punto di vista più tecnico, ad Aaron interessavano tantissimo i vari server proxy che si erano diffusi: potevano essere strumenti ideali per aggirare filtri e per contrastare l’azione di governi liberticidi, che volevano soffocare le proteste online o disconnettere interi Stati.