Pagina:Aggiustare il mondo - Aaron Swartz.pdf/97

Da Wikisource.

8. Il Guerrilla Open Access Manifesto     97


Aaron, nel Manifesto, si ispira alle idee di Lessig ma, per certi versi, le estremizza.

Nel pensiero di Lawrence Lessig, ad esempio, il problema, in un quadro simile, era principalmente quello di tutelare le libere utilizzazioni, da parte dell’utente, di opere protette da copyright, utilizzazioni che sono comunque garantite dalla legge.

Di conseguenza, per lo studioso nordamericano non si trattava di discutere se la legge dovesse proteggere la proprietà intellettuale o meno ma, soprattutto, si doveva riflettere sul fatto che le tecnologie stesse non proteggessero troppo, in quegli anni, la proprietà intellettuale, anche più della legge stessa.

Vi era, quindi, un problema di diritto ma, anche, un problema di uso della tecnologia, e del codice, per “chiudere” la conoscenza.

L’idea che Aaron prospetta di ribellarsi e di scaricare e condividere gli articoli non è nuova: una professoressa della Georgetown University, Julie Cohen, aveva da tempo elaborato e reso noto un teorema che era stato definito come “il teorema di Cohen”: un soggetto avrebbe diritto di violare (la studiosa parla proprio di “diritto di hack”) un sistema chiuso al fine di far valere, e difendere, i suoi diritti tradizionali, concessi dalla legge, per le libere utilizzazioni delle opere.

Il parlare di hacking, di apertura, di download e di condivisione, in quegli anni di grande espansione dell’economia digitale e dei profitti degli editori digitali, anche scientifici, poteva essere estremamente pericoloso da un punto di vista delle responsabilità legali.

In un articolo del 1999, pubblicato su The Industry Standard, Lawrence Lessig aveva compilato, un po’ per scherzo, una sorta di lista di comportamenti e azioni/strategie politiche che avrebbero avuto l’effetto, certo e immediato, di regolamentare, in maniera illiberale e liberticida, la società tecnologica così come si stava sviluppando, insieme ai comportamenti dei suoi utenti.

Il primo consiglio ai politici e al Legislatore, contenuto ironicamente nell’articolo, era quello di eliminare il movimento open source con tutte le sue influenze. Se il mondo di Internet avesse continuato a essere popolato da hacker, geeks, esperti e curiosi di informatica che combattevano perché il codice e la cultura fossero aperti, e se costoro avessero prodotto sempre di più software in codice aperto, una regolamentazione del ciberspazio sarebbe risultata sempre più difficile. Un dominio assoluto, invece, dell’idea di “chiusura” – ad esempio da parte del software commerciale e proprietario – sarebbe stata la chiave per garantire un controllo completo, sia a livello d’applicazioni, sia di architettura.

Nel pensiero di Lessig, ad esempio, è impossibile “imbrigliare” e regolare il comportamento di hacker come Aaron, anche se è stato fatto un gran lavoro, negli anni, per cambiare, nella percezione della gente comune, il senso del termine “hacker” e dare una connotazione negativa a un simile movimento culturale.

È molto più semplice, di conseguenza, regolamentare in maniera rigida tutto ciò che riguarda l’architettura e i contenuti, compresi i contenuti scientifici: se