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Pagina:Alamanni - Avarchide.djvu/19

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cv
     Nel fin delle parole, il gran guerriero
Tutto cangiato in cor rispose tale:
Perch’ogni vostro detto amico e vero
Sempre ho trovato, e con gli effetti eguale,
Vi credo interamente: e s’all’impero
D’Arturo annunzia il Ciel futuro male,
Voglio obbedirvi, e qui restar da parte
Senza ferro vestir, nè seguir Marte;
cvi
     S’io no ’l vedessi al fine in tale stato
Che l’onore e ’l dever forza mi fesse,
Ch’al non fallire in ciò pur m’han legato
Di chiara nobiltà le leggi istesse.
Ma da necessitade in più d’un lato
Lui vedrò prima e le sue genti oppresse:
Non per conforto mio, chè nobil petto
Non può dell’altrui mal prender diletto;
cvii
     Ma perchè tutto il mondo ed egli impari
A non esser ingrato a chi ben serve,
A non mai dispregiar gli amici rari,
L’empie lingue onorando e le proterve;
Nè sotto un giogo fare andar di pari
Leoni arditi e timidette cerve,
Ma saggiamente e con ragion disporre,
Poi secondo il dever levare e porre.
cviii
     E perchè suol la gregge e ’l vile armento
Dormir con guardia di fossato o muro,
E ’l feroce leon senza spavento
Aperto in mezzo i boschi star sicuro,
Non vo’ che cinga il nostro alloggiamento
Cosa che renda il passo angusto o duro:
Meco la guerra avrà, non con la soglia,
Che di quindi scacciarmi avesse voglia.
cix
     Così detto, spianar gli argini e i valli
E riempier i fossi feo d’intorno,
Quanto lo spazio tiene ove i cavalli
E gli altri suoi guerrier facean soggiorno:
Comandando a i compagni ed a i vassalli
Che non vestisser arme notte o giorno,
Se contro a lor non si vedea l’assalto;
Ed a suoi fè ’l medesmo Galealto.
cx
     Così tutto ordinato, già Viviana,
D’averlo ritenuto assai contenta
Da lui disparve, e gìo poco lontana,
Sotto il suo lago, a’ primi studi intenta;
Ed ei con Galealto, dell’umana
Miseria ragionando, si lamenta,
Poi conchiudon fra lor che l’uom lodato
Dee queto stare a quanto il Ciel gli ha dato.
cxi
     Ma perchè già inchinava all’occidente
Febo, menendo il giorno in altra parte,
Prendè ristoro omai tutta la gente
Tra le semplici mense a terra sparte;
Sotto l’albergo poi, che rozzamente
Di frondi è fatto con salvatic’arte,
Si ripon lassa sopra giunchi e paglia,
In fin che ’l nuovo dì nell’alba saglia.