Umor, che dato al secol nostro in sorte,
Spira gentil söavità d’odore.
Gran Cosmo, ascolta. A tue virtudi il Cielo 375Quaggiù promette eternità di gloria;
E gli oracoli miei, senz’alcun velo
Scritti già son nella immortale istoria.
Sazio poi d’anni, e di grandi opre onusto,
Volgendo il tergo a questa bassa mole 380Per tornar colassù, donde scendesti,
Splenderai luminoso intorno a Giove
Tra le Medicee Stelle astro novello;
E Giove stesso, dal tuo lume adorno,
Girerà più lucente all’etra intorno. 385Al suon del cembalo,
Al suon del crotalo,
Cinte di Nebridi
Snelle Bassaridi,
Su su mescetemi 390Di quella porpora,
Che in Monterappoli
Da’ neri grappoli
Sì bella spremesi;
E mentre annaffione 395L’aride viscere
Ch’ognor m’avvampano,
Gli esperti Fäuni
Al crin m’intreccino