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122 profugiorum ab ærumna

venni io in vita forse per tradur mia età vacua e disoporosa? Questo intelletto, questa cognizione e ragione e memoria, donde venne in me sì infinita e immortale se non da chi sia infinito e immortale? E io, lascerò io me simile a un ferraccio macerare e marcire in ozio, sepulto in mezzo el loto delle delizie e voluttà? Non giudicherò io mio debito, essercitandomi in cose pregiate e degne, ben cultivare me stessi e ben meritare di mia industria e virtù? Resterò io di spogliare e astergere da me assiduo ogni improbità e ruggine di vizi? Queste due cose qual dicea Seneca filosofo esserci date da Dio sopra tutte l’altre validissime, la ragione e la società, lascerolle io estinguere per desidia e inerzia e nulla valere in me? O forse le adoperrò solo in servire a questo corpo mio e a queste membra noiose e incommode? Non mi diletterà più adattarle a gloria e immortalità del nome, fama e degnità mia, della famiglia mia e della patria mia? Non premediterò io assiduo me essere nato non solo, come rispose Anassagora, a contemplare el cielo, le stelle e la universa natura, ma e ancora in prima, come affermava Lattanzio, per riconoscere e servire a Dio, quando servire a Dio non sia altro che darsi a favoreggiare e’ buoni e a mantenere giustizia? Così mi si richiede; e io così sponte e volonteroso delibero. Su, dianci coll’animo a queste opere ottime e gratissime al nostro padre e procreatore Iddio. A’ buoni, a’ quali deliberammo favoreggiare, non attaglieranno l’opere nostre non buone; né ben potremo mantenere giustizia se non saremo nimici d’ogn’ingiustizia. Adunque dedichiamo l’animo nostro a esser vacuo d’ogn’ingiustizia e pieno di bontà. Quinci saremo in ogni officio d’umanità e culto di virtù ben composti, e ben serviremo alla naturale società e vera religione, e preporrenci in ogni nostra vita esser constanti e liberi.

Dicono la levità esser vizio nimico a ogni quiete. Alla libertà ascrive Lisia oratore esser proprio far cosa niuna contro a sua volontà. Niuno si truova più lieve che colui el quale non ferma el suo volere a qualche certezza; e fa niuno tanto contro alle voglie sue quanto colui che pur vuole quel che e’ non ha, però che ciò che e’ fa per averlo vorrebbe non lo fare. E a precludere queste moleste voglie gioverà considerare le cose con ragione e verità,