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140 profugiorm ab ærumna


Ma donde cominceremo noi? Investigheremo noi quante siano le perturbazioni dell’animo, opera né facile né picciolissima? Se, come si dice, ogni animo perturbato sente d’insania, e infinite sono le spezie della pazzia, saranno e infinite le perturbazioni. A Biante filosofo parea morboso quello animo quale appetisse le cose impossibili. Rido. E guardiamo, Niccola, ancora noi che questa nostra non sia manifesta infermità d’animo volere col nostro ingegno, a tanta opera debolissimo, trattar quello che sia impossibile pur connumerarlo.

Niccola. E’ si legge appresso de’ poeti che quel Sileno insegnò a Mida non temer la morte. Non referisco Platone e gli altri simili quali con suoi ammonimenti e ricordi giovorono a chi forse gli ascoltò. Così voi, non dubito, con tanta vostra copia, quanta ieri ne esplicasti, pari potrete giovarci e satisfarci. Né fie questa cosa a voi difficile e non atta. Vedemmo già prove maggiori del vostro ingegno, e preghiamovi e aspettiamo ne satisfacciate.

Agnolo. A che penso io testé? A tutti quando siamo vacui di merore ci duole el dolore altrui; e quando siamo oppressi da dolore, ci agrata el dolore altrui, e ne’ nostri mali pigliamo conforto da’ mali altrui. Quinci el vendicare, el punire e rendere alle offese. Donde vien questo?

Niccola. E intendiamovi, Agnolo, e dilettaci. Seguite. Voi fate come fece Dario in Asia, qual dispargea qua e là fuggendo l’oro, le gemme e le cose preziosissime per meglio suttrarsi in fuga e per arrestare e ritardare chi lo perseguia. Così voi, per distorci da quanto ci promettesti, ora interponete nuove quistioni, degne certo ma da considerarle altrove. Noi vi preghiamo; donateci questa opera. E quanto sino a qui motteggiasti, sia quasi come proemio a questa materia.

Agnolo. Così vi piace, e Dio ne aspiri. Su, convienci resummere una delle divisioni nostre d’ieri in questa materia; e diremo che le perturbazioni accorreno e insisteno ne’ nostri animi o dalla commozione de’ tempi, o dalla durezza della fortuna nostra, o da qualche sinistro caso, o da malignità e protervia degli uomini co’ quali ne abbiamo in vita, o da qualche nostro detto o fatto con poca maturità e consiglio. Questa fu nostra divisione ieri.