Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. II, 1966 – BEIC 9707880.djvu/215

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libro primo 209

tutto vacuo di quello che si li richiede, all’omo circa il corpo basterebbon poche cose, però ch’egli s’auserebbe vivere col poco, e a chi basta il poco, a costui avanza molte cose qual mancano agli altri non moderati. L’uno di questi due affetti, cioè la cupidità, o venga dalla corruttela del vivere, o dalla diffidenza e innata sua paura che no’ gli manchi, o da stultizia per essere in questa cosa caduca più abbiente che no’ gli giova, questa cupidità, dico, si vede che sempre cresce. L’altro affetto di sua natura non può avere fine, però che le cose quale per sé ciascun di noi non sa, e sono belle e utili e degne e necessarie alla perfezion dell’omo, e pertanto richieste dalla natura, sono infinite. Adonque all’omo in questa parte niuna quantità mai satisfarebbe. Ma vedete voi se questa mia fussi atta risposta. Dico che colui qual io chiamerò ricco, in tutto sarà contrario al povero.

Niccolò. Sì.

Battista. Colui è povero a cui mancano le cose atte a vivere bene, e più povero colui a cui mancano le cose necessarie secondo quello si richiede all’omo.

Niccolò. Piace.

Battista. Se così è, colui sarà più ricco che gli altri, a cui suppediteranno le cose migliori in tutta la vita. Le ricchezze sopra modo acumulate sono più gravi e moleste che la povertà ben moderata. El più delle volte le ricchezze venute senza virtù furon pestifere, e raro vedesti tiranno a congregar pecunia che fusse omo bono. La cupidità de arricchire fa gli omini violenti. Dicesi che l’omo ignorante sempre fu la più dura cosa, e fra gli altri el peggio trattevole animale che sia. Summa ignoranza sapere lodare altro nulla che la pecunia. La vera ricchezza, giovini, sta in essere copioso di cose buone; e quelle sono ottime quali fanno l’omo ottimo, e non li possono essere tolte da persona. Questa sarà la virtù, figliuoli, la bontà, la sapienza. Quale omo non al tutto senza mente non recusasse, non dico essere, ma solo parere ignorante, senza niuna virtù e scellerato? Qual premio sì grande vi sarebbe preposto a quel fine che voi non lo recusassi? E pur vedete in quel cupido, tanto può la sua imprudenza e summa stultizia, che egli pospone ogni cosa al guada-