Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. II, 1966 – BEIC 9707880.djvu/321

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uxoria 315

vi conobbi osservantissimi d’ogni onestà e religione. E spero ascolterete noi con quanta da ora ci porgete umanità e attenzione; e in nostre discettazioni, se forse scorreremo in qualche non degna parola alle vostre severissime presenze, riputatelo non allo studio nostro del vincere come immoderato, ma solo alla condizion del concertare, poiché raro si può fra pronti ingegni agitare causa alcuna sanza veemenza.


7.     «Dico me essere non ultimo di cui voi fermiate opinion non mediocre a riputarmi degno d’essere da voi amato. Vedestine molti indizi, ché da prima mia età sempre me diedi assiduo e fermo a tutti gli studi e cose lodatissime: vedestimi crescere in età sempre ingegnandomi che le virtù e opere mie superassino gli anni e satisfacessoro alle vostre espettazioni di me e di mio ingegno; vedesti l’osservanza mia e reverenza verso ciascuno di voi, l’ubidienza verso el padre nostro; in quali virtù non mi estolgo essere stato a’ miei fratelli superiore. Furono e loro come io in ogni simile laude da pari amirarli e amarli. Ma diede la fortuna a me propria e diversa materia in quale io essercitassi ogni mia virtù. Questa una adunche, lasciato adrieto molt’altre nostre commune lode, breve riciterò; e non mi diffido, asseguirò che voi statuirete me primo a cui e’ vostri animi se adirizzino a gratificarli.


8.     «Rammentavi quale a me fu moglie, femmina di natura sopra tutte l’altre importuna e contumace, di mente inconstante e lieve, d’ingegno lascivo e petulco, d’animo elato e molto superbo, rissosa, maligna, ostinata, e tale che, quando ella prima venne