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suo. Inoltre, contro alla «grandissima somiglianza coi versi unanimemente riconosciuti di Battista» affermata dal Mancini, va rilevato il fatto che il riferimento nella terza stanza alla lunga durata di questo amore (‘ Già dodeci anni son visso in tal guerra ’) non trova riscontro nelle altre rime dell’A., mentre esso è caratteristico delle rime del Roselli (cfr. E. Bruti, op. cit., p. 116).

8. Se io, donne, per voi m’affaticai, sonetto, si legge nel cod. II. IV. 38 della Bibl. Naz., Firenze (F1 ) a c. 167r in fondo all’Amiria di Carlo Alberti fratello di Battista. Il Bonucci ha voluto attribuire Amiria e sonetto all’A.

9. Ippolito e Dianora, poemetto in ottava rima, attribuito dal Bonucci all’A. Rimandiamo la discussione alla Nota sulla novella (in prosa) di Ippolito e Lionora (nel vol. III di questa edizione).

C) RIME PERDUTE

Le seguenti poesie dell’Alberti rimangono introvabili:

1. Nel lib. III Profugiorum ab ærumna FA. fa dire ad Agnolo Pandolfìni: «Sono versi qui di Battista in suoi poemi toscani in quali imitò Virgilio:

Grave più cose già soffrimmo altrove,
e darà el tempo a queste ancor suo fine»1.

I versi citati corrispondono all’Eneide, I, 198-99.

2. Nella sua Vita di L. B. Alberti il Vasari scrive che l’A. «fu il primo che tentasse di ridurre i versi volgari alla misura de’ latini, come si vede in quella sua epistola:

Questa per estrema miserabile pistola mando
     a te, che spregi miseramente noi»2.

  1. Vedi p. 174 di questo volume.
  2. Cito il passo dall’edizione del Mancini, Vite cinque cit., pp. 28-29 e n. 1. In una nota sulla prosodia albertiana preparata dal dott. Mario Geymonat e gentilmente prestatami dall’autore tramite il prof. Gianfranco Folena, si rileva che lo stesso distico fu citato dal padre
    Giulio Negri S. J. nella sua Istoria degli scrittori fiorentini, Ferrara, 1722, p. 350, «che pre-