Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. II, 1966 – BEIC 9707880.djvu/71

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libro primo 65


Microtiro. O disputazione degnissima! Seguita, non ti interrumpo.

Teogenio. Percosse Tichipedo el piede suo in terra, e protendendo aperte le mani rise con molta voce e disse: «Potrai domandarne tutti e’ nostri cittadini a cui tu e io saremo presenti. Non recuso vivere in questa tua fortuna in quale me duole vederti, se di tutti loro uno solo non in tutto stoltissimo elegge non in prima essere me che te». Qui disse Genipatro: «O felicissimo, se e’ sapranno qual altra differenza sia tra te e me, se conosceranno che tu non puoi farmi parte de’ tuoi beni sanza imminuirli a te, e vederanno le mie ricchezze tali ch’io posso renderne te pari a me ricchissimo con mio emolumento e utilità, forse non responderanno come tu stimi. Ma ecco qui Teogenio, omo né vulgare né d’ingegno tardissimo, e a te e a me familiare. Cominciamo. Dimmi, o Teogenio, se chi può, Dio, maestro delle cose, così a te concedesse quale dimanderai essere quello sarai, a quale di noi due chiederesti essere consimile?». Qui rispuosi io: «Preeleggerei certo essere te, Genipatro». Gridò Tichipedo e disse: «Dileggi tu, che se questo udissero e’ nostri cittadini, riderebbero». «E se Teogenio vedesse de’ suoi amici chi preferisse lo stato tuo al mio», disse Genipatro, «piangerebbe che tanto fusse tardo e stoldo, e sé desiderasse essere infelicissimo. Ma vediamo chi con più ragione si movesse, o que’ tuoi cittadini tutti, o Teogenio solo».

Microtiro. E chi non recusasse vita simile a quella di Tichipedo? Ozioso, inerte, ambizioso, arrogante, levissimo, temerario, lascivo in que’ tempi, e ora per povertà diventato invidiosissimo e maledicentissimo; a cui il non avere alcuna degna faccenda era faccenda laboriosissima. Vita odiosa la sua!

Teogenio. Affermo cotesta tua sentenza, Microtiro, e così statuisco: la vita di Tichipedo, quando la fortuna seco in que’ tempi era propizia, solea esserli grave, né da tanto suo tedio il sollevava l’affluenza e copia delle voluttà in quali sazio sé stesso fastidiva. Quello non ti concedo che la povertà lo faccia essere maledico e invidioso. Erano in lui questi uniti con gli altri suoi vizi, ma non aveano luogo da palesarsi; onde ben dicono quel proverbio, che a chi manchi e’ panni, può non bene coprirsi.