Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. III, 1973 – BEIC 1724974.djvu/289

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istorietta amorosa 285

gnandomi seguitare l’ufficio mio, io ti priego che tu mi perdoni e che tu abbi pazienza a quello che la disposizione fatale ha deliberato. E acciocché tu sappi se io ti dico il vero, io voglio che tu parli al tuo figliuolo». E miselo nel luogo ov’era Ippolito, al quale messer Bondelmonte con un fonte di lacrime si gli gittò al collo abbracciandolo e baciandolo. «Figliolo — disse’egli — a mal punto ti generai, poiché per te tal duolo doveva sentire el cuore mio, quale è quello che sente. E certo non ti faceva bisogno la roba d’altri. Ma la fortuna ha permesso questo acciocché la vita mia più non sia contenta, neanche quella della tua dolorosa madre, la quale io lasciai in tanto pianto e dolore, che io non so se io la troverò viva». A queste parole lo infelice Ippolito nulla rispondea; di che ’l padre dopo molti lamenti si partì.

Il podestà la mattina a buon’ora fa mettere fuori lo stendardo, e fa suonare la prima volta la campana della giustizia. Leonora, che aveva il pensiero levato, quando la campana sonò, essendo in camera, gli parve quel botto della campana gli desse nel mezzo del cuore, e cadde in terra trangosciata. E tornata in sé, insieme con l’animo gli tornò la pena, e avendo tutto il pensiero levato, aspettava ne’ grandi tormenti la morte d’Ippolito con animo di torsi anche lei la vita. Intanto suona la seconda e la terza volta la campana, e letta la condannazione, Ippolito disse al podestà: «Voi sapete la grande inimicizia la quale è continuamente stata ed è fra i Bardi e noi; e poiché la fortuna ha voluto del corpo mio vederne sì oscuro e brutto fine, almeno l’anima mia vorrei secondo il mio potere conducere a migliore fine. E però vi priego che vi piaccia, mandandomi alla giustizia, che io facci la via da casa de’ Bardi, acciocché possa domandare perdono dell’odio che io come nimico ho portato loro». Questo faceva Ippolito solo per vedere Leonora una volta prima che morisse. Di che ’l podestà, parendogli la domanda lecita e onesta, commise al cavaliere che andando alla giustizia facessi quella via. E così con lo stendardo e con la famiglia dell’officiale partitisi dal palazzo, s’avviorono verso la casa di messer Amerigo, il quale, avendo inteso la domanda d’Ippolito, con tutti li Bardi si partì di casa per non avere a perdonare al suo nimico, e nelle loro case solo rimasono le donne. Leonora