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90 della architettura

Pietre rilevate a guisa d’un termine, che sopravanzava un piede; accioche da l’un lato andassero, et da l’altro tornassero, schifando il darsi noia nel riscontrarsi. Tale bisogna che fuori de la Cittade sia la strada maestra, espedita, diritta, et sicurissima. Quando ella arriverà ne la Cittade, se la Città sia nobile, et potente, è ben giusto che l’habbia le vie diritte, et larghissime, ch’arrechino a la Città grandezza, et maestade: Ma se ella sarà una Terriciuola, overo un Castello, ne presterà sicurissima entrata, se ella non andrà cosi a dirittura a le Porte; ma girando ora da destra, ora da sinistra presso a le mura, et massimo insino sotto a torrioni de le mura. Ma dentro a la terra poi non sia diritta, ma come un fiume torcendosi più et più volte in verso l’una parte, et l’altra, sarà cosa più condecente. Percioche oltra che nel parere ella più lunga, accrescerà in quel luogo l’openione de la grandezza sua; et certamente tal cosa giova molto a la bellezza, a le commodità de l’uso, et a le opportunità, et necessità de tempi. Ma non sarà questo assai, che a viandanti si scuoprino ad ogni passo nuove foggie di edificii; et che l’uscita, et la facciata di qualunque casa si addirizzi quasi che al mezo de la larghezza de la strada, accioche essendo ancora in alcun luogo essa troppa larghezza sgratiata, et mal sana; ella in questo nostro cosi fatto luogo più tosto sia sana, et diletti. Scrive Cornelio che la Città di Roma allargata di strade da Nerone, divenne assai più calda, et percio manco sana; In altri luoghi ove le vie son strette, vi è l’aria più cruda, et ne la state vi sarà sempre ombra. Oltra di questo non vi sia casa alcuna, che e’ non vi entri dentro il Sole, in qualche hora del giorno; nè sarà mai senza piacevole ventolino, che movendosi dove si voglia, non truovi in gran parte diritto, et espedito camino, onde passare. Et la medesima non sentirà mai venti fastidiosi, conciosia che subito saranno rotti da le facciate de le muraglie. Aggiugni, che se vi entrano inimici, vi rovineranno non manco offesi da lato dinanzi, che da i fianchi, o da lato di dietro. Hor sia de le vie maestre detto a bastanza. Le strade non maestre, saranno simili a le maestre, et se già infra di loro, non fusse quella differentia, che queste, se le saranno diritte a capello, converranno meglio con le cantonate de le mura, et con le parti de li edificii: Ma io truovo che gli Antichi vollono che ne la terra vi fussino alcune vie inestricabili, et alcune che non havessero riuscita: ne le quali entrato il nimico per nuocerti, ambiguo, et diffidatosi di se stesso, vi habbia a stare sospeso, o se pure e’ perseverasse di volerti far danno, e’ possa in un subito esser rovinato del tutto. Nè sarà fuori di proposito, che vi sieno strade minori, non lunghe, ma che terminino ne la prima strada, che le attraversa; che e’ non sia come un cammino publico, et espedito; ma come un tragetto, che vadia a trovare una casa postasi al dirimpetto; conciosia che per questo le case haranno più commodi lumi, et impedirassi a nemici il non potere correre la terra cosi a loro voglia. Curtio scrive, che Babilonia dentro era piena di Borghi sparsi, et non continovati. Platone per l’opposito non solamente non volle i Borghi sparsi; ma volle ancora che le mura de le case fussino attaccate l’una con l’altra; et gli piacque che un lavoro di si fatta maniera gli servisse per muraglia della Cittade.


De Ponti di Legno, et di Pietra, et del situargli: de le Pile, Volte, Archi, Cantonate, Serragli, Spranghe, lastricatura, et rilievo loro.

cap. vi.


I
L Ponte certamente è parte principalissima de la strada. Nè sarà ogni luogo commodo a farvi Ponti; Percioche, oltra che e’ non è conveniente lasciarlo fitto in una estremità d’un rinchiuso cantone, per commodità di pochi; ma bisogna che sia nel mezo del paese per i bisogni de lo universale; egli certa-

mente