Pagina:Alberti - Della architettura della pittura e della statua, 1782.djvu/159

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libro sesto. 137

scerne: se già non giova lo andare imitando coloro, che vanno esaminando que’ superstitiosi miracoli de le fabbriche, che si leggono. I quali non dimanco non sono biasimati da gli huomini savi, se questi tali si saranno messi a fare cose commode; et non ne sono lodati se elle non sono necessarie, e bene veramente: Percioche chi sarà mai tanto ardito di promettere, fusse egli chi si voglia, ò Stasicrate, come dice Plutarco, o Dinocrate, come dice Vitruvio, di fare del Monte Ato la effigie di Alessandro, in la mano de la quale fusse posta una Città capace di dieci mila huomini? Ne loderò io certamente la Regina Nitocri per haver’ella con grandissimi fossi sforzato l’Eufrate a girare attorno a la medesima Città de gli Assirii tre volte con molto viaggio; se bene per la profondità de le fosse ella rendè la regione fortissima, et fertilissima per l’abbondantia de l’acque. Ma dilettinsi i potentissimi Re di queste cose, congiunghino i Mari a Mari, taglino lo spatio, ch’è infra l’uno, et l’altro: pareggino i Monti a le Valli; faccino Isole di nuovo, et congiunghino l’Isole con la terra ferma, non lascino cosa nessuna a gli altri da potere essere imitati, et con si fatti modi lascino memoria di loro a posteri. Veramente che quanto più si vedrà, che l’opere loro sieno utili, tanto più saranno lodate. Costumarono gli Antichi di arroger dignità a’ luoghi, et a le regioni con boschi sacrati a gli Dii, et con la Religione. Io ho letto, che tutta la Sicilia era consacrata a Cerere: ma lasciamo andare queste cose. A me piacerà grandemente, che la regione sia dotata d’alcuna cosa maravigliosa, che sia infra le cose rare unica, et di virtù miracolosa, et nel suo genere eccellente, come per modo di dire, se ella per avventura sarà d’aere temperatissimo, più che tutte l’altre, et continovato d’una ugualità incredibile, come dicono, che è Meroe, dove gli huomini vivono quanto e’ vogliono; o come se quella regione producerà alcuna cosa non vista mai altrove, et da esser da gli huomini desiderata, et salutifera, quale è quella, che produce l’Ambre, la Cannella, et il Balsamo; o come se in lei sarà qualche forza divina, come è nel terreno de l’Isola Euboia, che dicono che non produce cosa alcuna nociva. Il sito, essendo egli una certa determinata parte de la regione, si farà bello di tutte quelle cose, che adornano la regione. Ma la natura de le cose presterà più commodità, et saranno più atte a fare molto più celebrato il sito, che la regione; Percioche e’ si truovano cose, che in molti modi arrecano maraviglia grandissima, come sono Promontorii, Pietre, Montagne altissime scoscese, et spiccate, Caverne d’acque, Antri, Fonti, et simili, vicino a quali meglio che altrove, si fabrica rispetto a la maraviglia, che di se rendono. Nè ci mancano alcune vestigie di qualche, antica memoria, inverso le quali la conditione de’ tempi, de le cose, et de gli huomini, ha causato, che tu non puoi voltare ne gli occhi, ne la mente, senza maraviglia. Io lascio stare il luogo, ove fu gia Troia, et i campi Leutrici macchiati di sangue, et i campi presso al lago di Perugia, et mille altri simili. Ma quanto le mani, et l’ingegno de gli huomini giovino a questa cosa, non dirò io così facilmente. Lascio l’altre cose più facili: I platani portati per Mare fino ne l’Isola del Tremito per adornare quello fito, et le poste colonne da i grandissimi huomini, gli obelisci, gli alberi, accioche da’ posteri sieno riguardati con veneratione. Come lunghissimo tempo si mantenne ne la fortezza di Athene quello ulivo piantatovi da Nettunno, et da Minerva. Lascio le cose mantenutesi lunghissimo tempo, et da vecchi date manualmente a’ posteri, come appresso di Chebrone, dicono de l’arbore, che produce la trementina, il quale durò dal principio del mondo infino a’ tempi di Iosefo. Gioverà certo grandissimamente ad adornare il sito, quel che e’ dicono (inventione eccellente certo, et molto astuta) cioè che per leggi prohibirno che nel tempio de la Dea Bona non potesse entrare nessuno maschio, nè in quel di Diana nel portico Patritio, et appresso a Tanagra, che nessuna donna potesse entrare nel bosco sacrato, nè manco più adentro ne penetrali del tempio di Ierusalem:


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