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222 della architettura

Et essendo le sale grandi, et gli anditi, et i ricetti, altri comuni, et altri più riposti, et quasi segreti, a quei primi servirà uno splendore civile, con la publica pompa de la Città non punto odioso: Ma questi più riposti ti sarà lecito di farli alquanto più lascivi secondo che più ti piacerà.


De gli adornamenti de gli edificii de la Città, et di quelli de la Villa.

cap. ii.


M
A essendo le case de privati, alcune nelle Cittadi, et alcune fuori, discorriamo de gli adornamenti a loro convenienti. Infra la casa de la Città, et la casa de la villa ci è ancora oltra quel che noi habbian detto ne passati libri, questa differentia, che gli adornamenti per le case de la Città bisogna che habbino molto più del grave che quelli per le case de le ville, ma a quelle de le ville si aspetta ogni sorte di allegrezza, et di piacevolezza. Ecci ancor questa differentia, che nella Città ti bisogna moderare molte cose, rispetto a quel che ti vieterà il tuo vicino, il che potrai tu più liberamente usare alla villa. Bisogna guardarsi, che il rilevarsi troppo alto col piano, non habbia troppo più del superbo che non ricerca lo accostamento che hai a fare con lo edificio vicino. Le logge ancora secondo la lunghezza del muro a chi elle si appoggiano, piglieranno la proportione de la loro larghezza. La grossezza, et la altezza de le mura in Roma non si faceva come ben veniva a chi murava; Conciosia che per la legge che vi era antica, non era lecito farle più grosse, che un certo che. Ordinò ancora Iulio Cesare rispetto a pericoli del rovinare, che dentro alla Città non si alzassero in alcun luogo mura sopra il primo palco; a queste leggi non è sottopposta la villa. A Cittadini di Babillonia era cosa gloriosa che nelle case loro si habitasse il quarto palco. Aelio Aristide Oratore lodando in una sua oratione in publico la Città di Roma teneva per cosa maravigliosa, che i Romani havessin murato sopra grandissime case, altre grandissime case (grandissima adulatione certo) ma lodava molto più la grandezza del popolo, che ei non faceva il modo de le muraglie. Dicono che di altezza di case Roma fu superata da Tiro, et che per tal conto mancò poco che ella non rovinasse tutta per i tremuoti. Saranno molto commodi, et sopra tutto gratiosi, quegli edificii, ne quali non si harà niente più che la necessità a salire, o a scendere; et certo che coloro dicono bene, i quali dicono che le scale sono gli scompigli degli edificii. Da quali scompigli, io veggo che gli Antichi sene guardarono assai. Ma e’ non ci è necessità veruna che ne sforzi che in villa si ponga gli edificii l’uno sopra l’altro. Conciosia che pigliandosi spatio più largo, si faranno convenientissime stanze, con le quali si soverrà ad un’ piano alle commodità l’una dell’altra, il che nelle Città ancora pur che io potessi, mi piacerebbe assai. Ecci ancora una sorte di edifitii privati, ne la quale si ricerca insieme la dignità de le case de le Città, et i diletti, et i piaceri de le case de la villa; de la qual sorte di edifitii non trattammo ne passati libri, come riserbatici per trattarne in questo luogo; et questi sono i Giardini intorno alla Città, de quali non penso però sia da tenere poco conto, sforzerommi di esser breve, del che quanto più posso m’ingegno. Conciosia che io esplicherò ad un tratto quel che a qual s’è l’uno di questi edifitii si aspetti, ma prima bisogna dire alcune cose de Giardini, da non le lasciare certo indietro. Coloro che appresso de gli Antichi dicevano, chi assetta ben la villa, venda la Casa de la Città et quello, che hà a cuore le cose de la Città, non hà mestiero de le cose de la villa; forse lo dicevano per questo, cioè perche e’ credevano che il Giardino fusse una cosa commodissima. I Medici ci comandano che noi stiamo alla aria più libera, et più purgata che sia possibile. Io non niego che in una villa posta sopra un rilevato colle, non

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