Pagina:Alberti - Della architettura della pittura e della statua, 1782.djvu/305

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libro decimo 283

trave del tuo lavoro uno arco gagliardo di tegoli, et di gesso, messovi sotto ancora pilastri murati con gesso a tal cosa accommodati, accioche questo arco, che ci si fà nuovamente sotto, riempia bene i vecchi vani, et questa tal muraglia facciasi con prestezza grandissima senza intralasciare mai il lavoro. La natura del gesso è che nel rasciugarsi cresca. Adunque questa nuova muraglia con le sue spalle per quanto ella potrà solleverà il peso, che ella sopra di se hà preso del vecchio muro, et de la volta. Tu apparecchiato quel che ti farà di mestiero, leverai di quivi la difettosa colonna, et in quel luogo ne metterai un’altra salda. Et se e’ ti piacerà di affortificarlo con legname, et sforzarlo per altezza con travi, favvi sotto una stadera di travi, et la parte più lunga di esse caricherai di sporte piene di rena, le quali alzeranno il lavoro a poco a poco ugualmente senza alcuna scossa. Ma se il muro si sarà piegato da suoi diritti, acconcerai piane, o legni, che stieno accostati al muro: aggiugni a ciascuno di questi i suoi puntelli di legname ben gagliardo, con piedi da basso discosto dal muro. Dipoi con stanghe, ò vero con conietti strignili a poco a poco talmente che sforzino il muro, et cosi con questo sforzo distribuiti i colpi ugualmente per tutto, si ridurrà il muro à la sua dirittura, et se tu non potrai far questo, fermeralo con affortificamento di travi nella saldezza del terreno, et impecerai le travi bene di pece, et d’olio, accioche elle non si guastino per toccare le calcine. Dipoi mureravi barbacani di pietre quadrate, talmente che si vesta l’affortificamento fattovi di legname. Accaderà forse, che un colosso, o uno Tempietto con tutta la basa se ne andrà sur uno illato; allhora o tu lo alzerai da quella banda, che egli rovina, o gli leverai di sotto materia da quella banda, che stà più alta: lavoro audace certamente l'uno, et l’altro. La prima cosa serra, et cigni atorno benissimo et le basa, et tutte quelle cose, che si possono staccare di sieme per il moversi, con travicelle, et con ogni sorte di legnamento: Il modo da cignerla commodo è il serrarla bene con cerchi stretti, et con conii; solleverala dipoi meessovi sotto una trave a guisa di manovella, il che noi chiamiamo la stadera; leverali alcune cose di sotto con farli a poco a poco una fossa, et si farà in questo modo: comincerati dal mezo del lato sotto a le radici del fondamento da basso, et quivi a fondo caverai uno vano non molto largo, ma alto tanto che tu possa mettervi sotto a tua volontà pietre ordinarie saldissime; nel riempiere questo vano, non lo riempiere in sin da capo, ma lasciarane alcuni palmi voti, i quali tu riempierai di conii di rovere non molto rari. Con si fatto lavoro affortificherai tutto il lato del tuo tempietto, che tu vuoi che vadia più basso. Poi che il peso sarà tutto su queste cose, tu smoverai accuratamente et bene essi conii, o biette, et ridurrai il tuo muro, che pendeva a suoi piombi giusti: quei vani poi che restano infra i conii, riempierai tu di conii, o biette di pietra durissime. A Roma alla Chiesa maggiore di San Pietro, perche l’alie de le mura, che son sopra le colonne pendendo da loro diritti minacciavano ruina al tetto, io haveva pensato di rimediarvi in questa maniera: ciascuna di quelle parti che pendeva, che da qual si voglia colonna era sostenuta, io m’era resoluto di tagliarla et di levarla via, et di rifar quel muro che io havesse levato di lavoro ordinario a piombo, lasciando nel murare di quà et di là morse di pietra, et spranghe gagliardissime, alle quali si applicasse il restante de la nuova muraglia. Ultimamente al tetto io harei accomandata la trave, sotto la quale si haveva a levare quella parte del muro, che pendeva, à certe macchine ritte sopra il tetto che si chiamano capre, fermati i piedi di dette capre, et di quà di là nelle parti de le mura, et del tetto più stabili. Et questo harei fatto sopra queste, et sopra le altre colonne, secondo che fusse stato il bisogno. La capra è uno instrumento navale di tre legni, le reste da capo de quali congiunte insieme si sprangano, et si annodano, et i piedi si collocano in triangolo. Di questo instrumento ag-


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