Pagina:Alberti - Della architettura della pittura e della statua, 1782.djvu/39

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libro primo. 17

vine, et dalle ribalderie. Io ho visto nel ducato di Spoleto uno antico tempietto posto in piano, sotterrato pure in gran parte, per lo alzarvisi c’ha fatto il terreno: distendendosi quella pianura insino sotto i monti. Ma à che racconto io quelle cose che sono sotto i monti? Lungo le mura di Ravenna quel nobile tempietto che ha per tetto una tazza di pietra di un pezzo solo ancor che e’ sia vicino al Mare, et assai lontano da monti, è sotterrato più che la quarta parte del terreno per l’ingiuria de tempi. Ma quanto questo poggetto debba esser alto à ciascuna pianta si dirà al suo luogo: quando non sommariamente come qui, ma più distintamente di ciò tratteremo. Debbe certo ciascun sito esser fatto ò dalla natura, ò dall’arte saldissimo. Et però io penso che si debba primieramente fare à modo di coloro, che ne ammoniscano che noi esaminiamo con una ò più fosse, lontana l’una dalla altra quanto vaglia, ò sia buono il terreno con l’essere spesso, ò raro, ò tenero a reggere il peso della muraglia. Percioche se ella si porrà in spiaggia, si debbe avvertire, che le parti di sopra con lo aggravare non spinghino: ò che le parti di sotto, se per sorte si movessero, non si tirino l’altre adosso. Io vorrei che questa parte dello edificio, c’ha à essere basa à tutta la opera, fussi fermissima, et da tutte le parti grandemente affortificata. Se il sito sarà nella sommità di un monte, ò egli vi si doverà haver ad alzare da qualche banda, ò vero spianando la punta del monte, si harà à pareggiare. Qui è da considerare, che noi doviamo eleggere di far quello, (havendo pur rispetto alla dignità), che si possi fare con manco, et più modesta spesa et fatica, che sia possibile. Forse sarà à proposito spianare una parte della cima, et una parte del pendio allargandolo accrescere. Per il che fu molto savio quello Architettore, chi egli si fosse, che diede perfettione ad Alatro, Città di campagna di Roma posta insul sassoso monte. Percioche egli procurò che la base ò della fortezza, ò del tempio, la quale hoggi sola vi si vede, essendo rovinati tutti gli altri edificii che vi erano, fusse murata, et affortificata di sotto con i pezzami sfessi, et staccati dallo spianato della cima del monte. Et è in quella opera quel che io lodo grandemente: ciò è che egli pose lo angolo della pianta da quel lato, onde il monte pende più repente, et affortificò quello angolo con grandissimi pezzami ammassati l’uno sopra l’altro, de i frammenti oltra modo grandi, et operò nel congiugnere le pietre con modesta spesa, che lo edificio apparisse ornato. Piacquemi ancora il consiglio di quello Architettore, che non havendo pietre à bastanza, fece per reggere il peso del monte, una scarpa di spessi mezi cerchi, mettendo il dorso delle linee torte, entro nel monte. La quale muraglia oltra che ella è bella à vedere, è ancora gagliardissima, et ha rispetto alla spesa. Perche ella fa certo un muro non sodo tutto, ma tanto gagliardo, come se e’ fosse sodo per tutto con tanta larghezza quanta sono ivi le saette delle linee torte. Piacemi ancora la oppenione di Vitruvio, la quale io veggo esser stata osservata da gli antichi Architettori in Roma per tutto; et massimo nella muraglia di Tarquino, che vi sien fatti sotto barbacani, ma non oservaron già in tutti i luoghi, che l’un barbacane fusse discosto dallo altro, quanto era l’altezza di essa scarpa: Ma secondo che bisognava alla saldezza ò alla debolezza del monte, gli facevano hor più spessi, et hora più radi. Ho considerato ancora che gli Architettori antichi non si contentarono di una sola scarpa vicina al loro sito, ma ne usarono più quasi come gradi, che insino alle più basse radici del monte, facessero forte et gagliarde le ripe di esso monte. Ne mi fo certo beffe del parer loro. A Perugia quel Rivo che passa infra il monte Lucino, et il colle della Città, per cavare continuamente rodendo le radici del monte, si tira dietro tutta la pendente machina che gli sta sopra: Donde gran parte della Città si disfa et rovinati adosso. Io certo lodo grandemente molte capellette, le quali sono adattate intorno alla pianta della Chiesa grande in Vaticano. Percioche di queste, quelle che son poste nel cavato del monte, congiunte alle mura della


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