Pagina:Alberti - Della pittura e della statua, Milano, 1804.djvu/90

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di leonbatista alberti. 61

nella Pittura la varietà de’ corpi, e de’ colori è gioconda. Io dirò che quell’istoria è copiosissima nella quale a’ lor luoghi saranno mescolati insieme vecchi uomini, giovani, putti, matrone, fanciulle, bambini, animali domestici, cagnoletti, uccelletti, cavalli, pecore, edificj, e provincie; e loderò qualsivoglia abbondanza, pur che ella si confaccia alla cosa che quivi si vuol rappresentare. Conciossiachè egli avviene che riguardando, nel considerar le cose, consuman ivi più tempo, e l’abbondanza e ricchezza del Pittore acquista grazia. Ma io vorrei che questa abbondanza fosse adorna, e prestasse di se una certa varietà, grave, e moderata, mediante la dignità, e la reverenza. Io non lodo quei Pittori i quali per parere copiosi, e perchè non voglion che nelle cose loro vi rimanga punto di voto, perciò non vanno dietro a componimento alcuno, ma seminano ogni cosa scioccamente e confusamente, per il che non par che l’istoria rappresenti quel che ella vuol fare, ma che tumultui: e forse che per la dignità dell’istoria si avrà da imparar principalmente la solitudine. Imperocchè siccome in un Principe il parlar poco arreca maestà, pur che s’intendino i sensi delle parole, ed i comandamenti, così in un’istoria un ragionevol numero di corpi arreca dignità, e la varietà arreca grazia. Io ho in odio nell’istoria la solitudine, nientedimeno non lodo anco l’abbondanza che disconvenga alla