Pagina:Alcuni discorsi sulla botanica.djvu/109

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ed elastica viene tratta a infiniti usi nelle arti. Chi non conosce gli usi delle vermene, di que’ giovani ramoscelli vo’ dire, che attorcigliati diventano maneggevoli al par di una corda, sicchè tu puoi farne ritorte da legar che più ti piaccia? Nè alcuno di voi può ignorare l’uso dei più grossi, meno flessibili rami del nocciolo, del castagno, della bedolla, del vinco, del salcio, che spaccati da imo a sommo servono al bottajo per farne cerchi da ricerchiarne botti, tinozze, bigonce, mastelli, e al panierajo per tesserne canestri, zane, sporte, ceste, panieri qualche volta mirabili per eleganza, d’ogni forma e grandezza e finitezza di lavoro! Chi è poi, che non sappia come il legno segato in tavole, squadrato, sfesso, frastagliato, assottigliato, piallato, piegato a forza di fuoco, nelle mani del tornitore, dello stipettajo, dell’ebanista, del carrozzajo, del carpentiere, dello stacciajo, degli staderaj e de’ fabbricatori di musicali stromenti s’acconci ai bisogni, al diletto dell’uomo in quella guisa che più ne talenta? «Con l’albero noi solchiamo i mari e cerchiamo lontane terre; con gli alberi edifichiamo i tetti; degli alberi si fecero le statue degli Dei (Plinio).» Tra i quali pregi del legno passa però innanzi ad ogni altro per l’importanza quello di eccitare e mantenere il fuoco per dare a che che sia quel grado di calore, che si richiede per l’uso al quale vuolsi adoperare. E ciò basti quanto alle relazioni che hanno gli alberi colla vita e i bisogni dell’uomo.