Pagina:Alcuni discorsi sulla botanica.djvu/119

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beri secolari ci invitano al raccoglimento e alla meditazione. Contemplando quelle forme colossali cotanto superiori alla nostra piccolezza, noi non possiamo non domandare a noi medesimi, chi ha osato concepire opere sì vaste, chi effettuarle? Chi ha seminati quegli alberi, la cui superba cima tocca le nubi? Chi li fece abbarbicare sì fortemente, che vagliano a sostenersi per lo decorso di più e più secoli contro l’impeto degli aquiloni? Chi apre le catarrate del cielo per farne scaturire le rugiade e le pioggie occorrenti a coronarli d’anno in anno di novella verzura e renderli per così dire immortali? Chi se non l’ineffabile divina sapienza creatrice e conservatrice dell’Universo e di tuttociò che in esso contiensi?» — Alla vista di questi impassibili testimonii delle età che furono, che sopravvissero invitti a quei terribili rivolgimenti, onde tanti imperi crollarono, tanti sorsero sulle loro rovine, non può fare l’uomo, se pure il suo cuore non è chiuso ad ogni nobile sentimento, ch’ei non innalzi un’inno di ringraziamento e di lode a Colui, d’onde gli vennero tanti e sì preziosi tesori.