Pagina:Alcuni discorsi sulla botanica.djvu/78

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tetti. Così nella tuja e nella sabina. Per la maggior parte rigide, coriacee e di un verde scuro, durano in vita più anni.

Non molti sono i generi che in codesta famiglia si comprendono, ed anche di que’ pochi non è si facile precisare i caratteri distintivi, stantechè muovono da differenze, delle quali, attesa la somiglianza che tra di loro esiste, è malagevole far ragione. Ciò non pertanto stimano i Botanici poter dividere sì fatti generi in tre o quattro ordini: le tassinee coi podocarpi, le cipressine, e le abietine.

Poco numerosa di specie questa famiglia delle conifere vince però ogni altro gruppo di piante arboree nella moltiplicità degl’individui, sparsi ove più ove meno, su tutte le parti del globo. Rare sotto l’equatore e presso i tropici, vanno esse grado grado crescendo di numero verso le regioni fredde d’ambedue gli emisferi, massimamente del boreale, ove s’inoltrano fino al 70° di latitudine. In quella maniera che le frondose selve di castagni, di quercie, di sugheri; che i boschetti di aranci, di limoni, di ulivi, sono indìzio di mite clima, medesimamente i larici, i pini, gli abeti ci ricordano quelle rigide contrade, dove la natura intorpidita non è che breve tempo ravvivata dal calore benefico dell’astro del giorno. Sui confini della zona temperata, e della sottoartica le conifere segnano con una larga cintura di dense e tetre foreste l’ultimo termine della vegetazione robusta e potente,