Pagina:Aleardi - Canti, Firenze 1899.djvu/350

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310 i sette soldati.

Là crocefisso al legno de le porte
Per divertir non so che malefíci
Temuti de la sorte;
Tal qui giacersi con aperte braccia
Vidi un supino fulminato al core.
Al fosco lividore
Del poco fronte e dell’obliqua faccia,
Al crine irto, ai nodosi
Lacerti disegnati
Dai panni luttuosi,
Io riconobbi un nato
All’ardor di selvaggi abbracciamenti
Sul giaciglio croato. Anime prave
Che ricevono al fonte un odïoso
Battesimo di schiave;
Intelligenze pigre
Là giù nei lor materni antri alla caccia
Degl’Itali educate ne le atroci
Scaltrezze de la tigre:
A cui ne la ferina
Tragedia de le pugne unica Musa
È la rapina. Ahi miseri, e non sanno
Che insieme un dì ci leverem fratelli
D’ire e d’affanno! — A lui
Insuperato nuotator non valse
Fortificar i nervi incontra ai flutti
Rapaci de la Kulpa;2
O pareggiar nel corso
Anelante i selvatici bidetti
Aborrenti di morso;
Ch’or non di meno, come inerte cosa,
Ne la perpetua calma
De la morte riposa. —