Pagina:Alencar - Il guarany, I-II, 1864.djvu/129

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Donna Lauriana lasciò che suo marito si saziasse di contemplare l’animale; ben certa che le riflessioni cagionategli da una tal vista non lascerebbero di esser favorevoli al suo disegno.

Quando giudicò arrivato il momento opportuno, diè indietro due passi, acconciò la coda del suo vestito, e dando una certa sostenutezza al corpo, così si fe’ a parlare a don Antonio:

— È bene che vediate, signor Mariz, che non m’illudo! Quante volte non vi dissi che facevate male a tener presso di voi questo monello? Non voleste darmi retta: avete una debolezza inesplicabile per questo pagano. Ebbene...

La dama prese un tuono oratorio, e accentuò la parola con un gesto energico, additando l’animale morto:

— Qui avete la prova. Tutta la vostra famiglia minacciata! Voi stesso, fuori di casa, potevate esserne la vittima; vostra figlia, che ignorando il pericolo cui era esposta, andò a bagnarsi, e potea a quest’ora esser pasto delle fiere!

Il fidalgo rabbrividì all’idea del pericolo corso dalla figlia e disponevasi ad uscire in fretta; ma udì un dolce mormorio di voci, che pareva un cinguettar di sahì: erano le due fanciulle che salivano la scala.

Donna Lauriana allegravasi del suo trionfo.

— E se non foss’altro che questo! continuò essa; ma non istarà qui: domani vedrete che ci recherà qualche caimano, dipoi un serpente a sonaglio o un boa; e da ultimo ci empirà la casa