Pagina:Alencar - Il guarany, I-II, 1864.djvu/161

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— È di Caparica, ma del buono. Di questo non ne viene sì soventi!

— Diavolo! Avete qui una canova!... sclamò Bento Simoes, cui la vista della bottiglia avea restituito tutto il buon umore.

— A dire il vero, soggiunse Ruy, mi aspettava ogni altra cosa, eccetto di veder uscire da cotesto buco una bottiglia di vino.

— La cosa è ben semplice! come son uso di venire in questo luogo a passarvi alcuna volta le ore più calde della giornata, occorreva che ci avessi un compagno per non tediarmi.

— E non potevate sceglierne un migliore! disse Bento Simoes, dando un’alzatina alla bottiglia e facendo scoccar la lingua; che aveva gran voglia di assaggiarlo.

Ciascuno bevve alla sua volta, e la bottiglia ritornò al suo posto.

— Va bene, disse Loredano; adesso trattiamo di ciò che occorre. Vi promisi, quando v’invitai a seguirmi, che vi farei ricchi, molto ricchi.

I due avventurieri chinarono il capo.

— La promessa che vi feci, va a compirsi; il tesoro sta qui vicino a noi; possiamo toccarlo.

— Ove? dimandarono gli avventurieri gettando un’occhiata avida all’ingiro.

— Non mi avete compreso; parlo in figura. Dico che il tesoro ci sta dinanzi, ma per impadronircene, occorre....

— Che cosa? parlate!