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76 rime varie


Ma poi ripenso, infra che orrendi guai,
Fora il mio ben, s’io pero, abbandonato. —
14Com’io viva, e perché, donna, tu il sai.


Tu il sai, donna mia vera, e il sai tu sola,
Com’io viva, e perché viver consenta:
E un sol pensier dell’esser1 mi consola;
4Che s’io cessassi, la tua vita è2 spenta.
Invan colei, che ai martir lunghi invola,3
Il suo feroce acciaro or mi appresenta:
Da tergo odo una tua flebil parola,
8Che grida: e me tu lassi a morte lenta?
Misero me, cui rio destino implíca4
D’inestricabil non frangibil nodo!
11Né so, s’io vivo o morto omai mi dica.5
Pur poiché da un sol filo, e non ben sodo,
Pendon due vite, o mia verace amica,
14Io di serbar la tua stentando,6 godo.


LXVII [xcvii].7

Il globo areostatico.

D’Arte a Natura ecco ammirabil guerra;
Quasi infuocato razzo a vol lanciarsi
Un globo immenso, e nell’aere librarsi,
4Portando al ciel due figli della terra.


  1. 3. Dell’esser, del vivere.
  2. 4. È, sarebbe; ma il presente torna in questo capo piú efficace del condizionale.
  3. 5. La morte.
  4. 9. Implíca, avvolge, circonda.
  5. 11. Dante (Inf., XXXIV, 25):
    Io non morí, e non rimasi vivo.
  6. 14. Stentando, anche stentando.
  7. Il 3 di giugno del 1783 Giuseppe Michele e Stefano Montgolfier riuscirono a far sollevare un pallone di tela assai leggiera, foderato di carta e gonfiato con aria calda. Il prof. Charles e i fratelli Robert sostituirono poi all’aria calda del gaz idrogeno e opposero alla sua possibile fuga del taffettà spalmato di gomma elastica. Il 21 ottobre del 1783 si sollevarono nel migliorato apparecchio Pilatre de Roziers, che doveva due anni dopo miseramente perire in una nuova ascensione, e l’amico suo marchese d’Arlandes. Non c’è bisogno di dire come, dinanzi a’ nuovi prodigi, poeti di tutte le specie, grandi, piccoli, minimi, serii, burleschi, desser la via alle rime: il Monti scriveva nel 1784 la celebre ode al signor di Montgolfier, il Parini, un sonetto, allorché in Lombardia Don Paolo Andreani tentava anch’egli dei fulmini «l’inviolato impero»; Giuseppe Roberti scriveva de’ globi areostatici nel poemetto La moda, Lesbia Cidonia univa la sua voce a quella estatica di tutta l’Europa, Gaspare Cassola, l’abate Durini, il Bettinelli, il Fantoni cantavano palloni areostatici e volatori. (Vegg. Em. Bertana, Intorno al sonetto del Parini «Per la macchina areosta-