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136 rime varie


CXL [clxxxvi].1

Ostacoli che si oppongono allo scriver liberamente.

Lunga è l’arte sublime, il viver breve,2
Ardua l’impresa; e l’alto artefice anco3
Ostacol sempre al bello ardir riceve:
4 Ecco perché lo egregio stil vien manco.
E qual piú in copia ad Ippocréne beve
Quanto ei potria dell’ali armar piú il fianco,
Tanto vie meno ad un tal uom fia lieve
8 Lo scriver forte, veritiero, e franco.4
Ahi tirannia, che il mondo empia contristi!
Che tutto guasti, e disnaturi, e uccidi;
11 E piú si abbuja, maggior luce acquisti;5
De’ soffocati ingegni altera ridi;
Ma, verrà il dí, che i pianti pur fien misti
14 A’ rei trionfi in cui stolta ti affidi.6


CXLI.7

Conforto al noioso lavoro gli è l’amore della sua donna.

Lento, steril, penoso, prosciugante8
Lavoro ingrato, che apparir non dei;9


  1. Nel ms.: «22 febbraio, a cavallo, a Fontemay».
  2. 1. Aforisma di Ippocrate, cosí trad. da Seneca (De brev. vitae, I): Vitam brevem esse, longam artem [Ipp. adfirmabat].
  3. 2. Anco: l’A. vuol dire che alla lunghezza dell’arte e alla brevità della vita si aggiungono gli ostacoli che gli uomini oppongono al ben operare: il Petrarca (Rime, LIII) dice:
    Rade volte adiven ch’a l’alte imprese
    Fortuna ingiurïosa non contrasti...
  4. 5-8. Intendasi: e chi dalla natura ha piú degli altri sortito ingegno poetico e potrebbe spiccare volo piú alto, a costui è meno facile scrivere cose forti, vere, sincere. — Ippocrene è un fonte della Boezia, un tempo sacro alle Muse.
  5. 11. Arturo Schopenhauer diceva delle religioni qualche cosa di simile: le paragonava alle lucciole che, per risplendere, hanno bisogno delle tenebre.
  6. 14. Ti affidi, poni le tue speranze.
  7. «Arrivati in Parigi, dove atteso l’impegno della intrapresa stampa, era indispensabile ch’io mi fissassi a dimora, cercai casa, ed ebbi la sorte di trovarne una molto lieta e tranquilla, posta isolata sul baluardo nuovo nel sobborgo di San Germano, in cima d’una strada detta del Monte Parnasso... Cosí collocatomi, a bell’agio potei attendere a quella difficile e noiosa briga dello stampare; occupazione in cui rimasi sepolto per quasi tre anni consecutivi» (Aut., IV, 17) durante i quali, il 20 marzo 1789, compose il sonetto surriferito.
  8. 1. Sterile il lavoro di chi corregge le bozze di stampa, perché non dà fru ti che appaiano all’occhio di nessuno; prosciugante, perché assorbe ogni energia, perché prostra.
  9. 2. Che apparir non dei: diceva il Tasso (Gerus. lib. XVI, 9):
    L’arte che tutto fa, nulla si scopre.