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di vittorio alfieri 215


Epigramma VII.

29 decembre 1792.

Dan battaglie i Francesi giornalmente,
E le perdano, o vincan, poco importa;1
Ma ciò sol mi conforta,
4 (E in questo il loro Gazzettier non mente)
Che in tanta gente morta
Non mai de’ Galli un UOMO ucciso viene,
Alta prova evidente,
8 Che a morir l’UOMO, nascer pria conviene.2


Sonetto XXII.

14 febbraio 1793.

XIII.  Cupide conculcatur nimis ante metutum.


Lucret., lib. V, vers. 1139.


Ciò ch’essi a dismisura temean pria,
A dismisura essi il calpestan poscia.


D’immensa piazza in mezzo (oimè!) torreggia,3
Sacro a morte e vendetta, un palco fero:
Intorno intorno atroce messe ondeggia
4 D’aste ferrate, onde han Liberti impero.4
Di contro appunto alla già un dí sua Reggia5
Ecco salirvi impavido, ed altero


  1. 2. Come avviene sempre, quando pretendiamo giudicare ottenebrati da spirito di parte, l’A. non vuol riconoscere che quelle riportate dai Francesi a Valmy il 20 settembre, a Jemappes il 6-9 novembre sieno splendidi e indiscutibili vittorie: ma piaccia o non piaccia, ripeteremo con un nostro poeta — quella ch’è storia non cangia mai.
  2. 8. «Molto mi dorrebbe di dovere con una nota schiaritoia stemperare quel poco sale, che forse può avere in sé quest’ultimo verso. Ma pure se lettore sí ottuso vi fosse, da abbisognarne, per quello sia scritta la seguente Parafrasi: «Che chi nasce bestia, non può mai morir uomo» (nota dell’A.). — A morir l’uomo, perché muoia l’uomo.
  3. 1. Luigi XVI fu ucciso nella piazza della Rivoluzione, accanto ai rottami del monumento di Luigi XV.
  4. 4. Onde han Liberti impero, per mezzo delle quali comandano questi schiavi liberati che sono i Francesi.
  5. 5-8. Il Monti nella Bassvilliana (II, 167 segg.):
    ... al feral palco di morte
    Giunge Luigi. Ei v’alza il guardo, e vieue
    Fermo alla scala, imperturbato e forte.
    Già vi monta, già il sommo egli ne tiene;
    E va sí pien di maestà l’aspetto
    Ch’ai manigoldi fa tremar le vene.
    E poi:
    ... a quel giusto simil che fra’ ladroni
    perdonando spirava ed esclamando
    — Padre, padre, perché tu m’abbandoni?
    Per chi a morte lo tragge anch’ei pregando
    — Il popol mio, dicea, che sí delira
    E il mio spirto, siguor, ti raccomando.